Stamattina mi son svegliato a Xanthi, Grecia coi postumi di una brutta indigestione avuta durante (cioe' dopo) la festa del paese la sera prima. Piu' che indigestione e' una strozzatura del diaframma che mi impedisce di mangiare piu' di un certo tot pena dolori jnfernali allo stomaco e ai polmoni per ore e ore e ore. Ci fosse stato l'amaro digestivo Giuliani forse mi avrebbe risollevato. In sua mancanza ieri sera ho preso commiato da Makis e mi son buttato a dormire il sonno non dei giusti ma piuttosto quello dei disgraziati con problemi allo stomaco.
Alla taverna di Angelos |
Makis, Angelos e Ilias |
Comunque, ancora una volta ho lasciato Xanthi (la terza volta in 2 anni) col solito senso di rammarico e nostalgia. Mi sto innamorando sempre di piu' di questa piccola cittadina tradizionale, incantevole, tipica da cartolina greca e allo stesso tempo moderna, vivace, con una vita notturna che non finisce mai e prosegue ininterrotta da un pub a un piano bar, da una taverna a un ristorantino sulla strada, tra musica, gruppi che suonano dal vivo, motorini che scorazzano dappertutto e tante, tantissime fiche. Mi piacerebbe scrivere una guida turistica su Xanthi. Ci sono le fiche piu belle del mondo, vicoli del centro tortuosi e affascinanti, casettine tradizionali seminascoste da alberi da frutto e olivi, storia che testimonia il dominio ottomano, la classicita' greca e la religione ortodossa. Ma di questo parlero' in un topic apposito, dedicato a Xanthi e a tutte le sue bellezze: artistiche, culturali, paesaggistiche e faunistiche.
Nelle stradine di Xanthi |
Xanthi si prepara alla festa di paese |
Le belle case del centro di Xanthi |
Come mi aveva gia' detto il Sanzio (vera enciclopedia vivente del turismo internazionale, altro che la Lonely Planet) non esistono piu' collegamenti diretti tra Grecia e Turchia da un anno a questa parte (l'anno scorso, la seconda volta venni da queste parti in motorino quindi non so se gia' allora la situazione era quella attuale) ma di fatto tutti i treni e gli autobus dalla Grecia non fanno piu servizio per la Turchia e anche le compagnie turche non entrano piu' in Grecia.
Questo mi fa pensare che i rapporti tra i due paesi peggiorino ogni giorno che passa - come se ce ne fosse bisogno o conferma - e son convinto che la Grecia abbia voluto abolire tutti i collegamenti via terra giusto perche', facendo parte della Comunita' Europea, non puo' permettersi di chiudere, sigillare, le frontiere. Anche se son convinto che non gli parrebbe il vero e lo fara' sicuramente se sara' costretta a dichiarare bancarotta ed uscire dalla Comunita'.
Nell'impossibilita' di sigillare le frontiere con la Turchia (ma anche con la Bulgaria, la Macedonia e l'Albania) la Grecia ha pensato ad una soluzione semplicissima: non effettuare piu' collegamenti e trasporti tra se' e i paesi confinanti, ovvero i paesi nemici, odiati e disprezzati. Basta sopprimere tutti i treni, tutti gli autobus ed il gioco e' fatto.
Se uno vuole entrare nei paesi confinanti (ed un greco si chiede perche' uno dovrebbe farlo visto che in teoria son tutti posti di merda, son tutti abitati da gente del cazzo, sono covi di criminali, clandestini, feccia e progenie degli abominii umani: inutile sottolineare che la Grecia e' uno dei paesi piu' razzisti e intolleranti che abbia mai visitato....ma anche di questo raccontero' in un altro topic) allora ha solo una scelta: arrivare fino al confine e poi da li arrangiarmi in qualche modo.
Cosa che e' appunto successa oggi. Ed ho capito quanto l'odio e l'intolleranza sicuramente procurano solo noie e contrattempi alla povera gente che niente ha a che fare con queste stupide faide nazionalistico-razziste delle quali a noi viandanti non ce ne potrebbe fregare di meno.
Verso le 1.30 del pomeriggio arrivo a Alessandropoli....bella cittadina sul mare, di cui ho visto poco ma mi ha dato una bella impressione. Siamo gia' con un piede in Turchia: la gente ha i lineamenti diversi dai greci-greci, soprattutto le donne che sono decisamente piu' brutte delle greche - quelle non le batte nesuno in fatto di bellezza - seppure sembre belle tettone come da poche altre parti in Europa. Si cominciano a vedere timide scritte "Kebab" qua e la, cosa assolutamente proibita in Grecia perche' devi dire "Giros" senno' ti scannano vivo ("Kebab e' una parola turca, kebab e' merda turca, se vuoi kebab allora vai in Turchia, qui si mangia solo Giros...fuck you") e finalmente gli uomini smettono le onnipresenti barbe greche e indossano bei baffoni ottomani che sono anche piu' simpatici da vedere. Perche' sinceramente non ne potevo piu' di tutti 'sti greci barbuti, soprattutto i giovani. Va di moda la barba in Grecia, con buona pace di Mr. Gillette che non vendera' manco una lametta.
Comunque siamo ancora in Grecia sotto altri punti di vista. La citta' e' assolutamente greca nella architettura e nella pulizia. Grecia ma abitata da turchi, bulgari, zingari: Alessandropoli e' un crogiolo di razze diverse, non e' quindi sorprendente venire a sapere che ci sono moltissime associazioni neonaziste da queste parti. Ma rimane il fatto che e' una citta' molto bella, molto piu di Salonicco, per dirne una.
Da Alessandropoli c'era la vecchia autostrada che corre a diritto nella Turchia europea passando da Tekirdag e finendo a Istambul: 250 km tutti a diritto, ma adesso gli autobus, come detto, non ci passano piu'.
C'e' la linea ferroviaria che svolta improvvisamente a nord e passa da Feres, da Kastanies, sfiora la Bulgaria ed entra ad Edirne, la vecchia capitale dell'impero ottomano prima di Costantinopoli. Ma anche questa e' stata chiusa. E comunque per i greci questo punto di confine e' pericoloso, ci sono abominevoli traffici di clandestini e droga, uno straniero rischia la pelle perche' ci sono tanti albanesi e bulgari cattivi assetati di sangue e carne umana. Tutte stronzate, ma i greci lo pensano veramente.
Sono quindi arrivato a Kastanies, ultimo paesino greco a ridosso del confine, con un trenino locale e da li avrei dovuto attraversare il confine turco e prendere un bus per Edirne e da li proseguire ulteriormente per Istambul. Tutto alla buona, senza grosse indicazioni - anzi nessuna - da parte del ministero dei trasporti greci su quello che mi sarebbe aspettato dopo il confine.
Fatto sta che verso le 5 del pomeriggio arrivo in questa famigerata Kastanies: un cubicolo di cemento di 3 metri quadrati, circondato solo da campi coltivati ed abbandonato, pieno di sudicio, era la stazione. Sembrava quei depositi di materiale dell'ANAS che si trovano su al Passo della Futa. Tutto qui. Attorno solo campi verdi, coltivazioni di grano, alberi da frutto e strade sterrate a perdita d'occhio. Il paesaggio e' decisamente agreste, bello ma alla lunga un po' monotono e le casupole che si trovano qua e la testimoniano di una zona decisamente povera ed arretrata, ricca di agricolutura ma estremamente depressa come livello di vita. Siamo a 3 km dal confine turco e ad un tiro di sputo dalla Bulgaria.
Scendo, vedo solo campi e campi ed ancora campi a perdita d'occhio. Sulla destra in lontananza (moooolto in lontananza) si vede Edirne. Il confine non dovrebbe essere lontano. Ero l'unico a scendere. Anzi ero l'unico passeggero da qualche fermata a questa parte.
L'unica strada sterrata dietro il cubicolo-stazione mi fa pensare di non avere altre alternative e quindi mi incammino sperando di trovare una informazione.
Cammina, cammina, cammina mi ritrovo ad attraversare infiniti campi di grano e coltivazioni, poveri trattori ed aratri, melanzane, melograni, pesche, albicocche qualcuna ancora sugli alberi qualcun'altra gia' spiaccicata per terra. Entro in Kastanies, paesino che potrebbe sembrare un qualsiasi borghetto di case della campagna tra Montecatini e Fucecchio.....tranquillo, bucolico, silenzioso. La gente guarda con sospetto: turco o altra nazionalita' che fossi, in Grecia gli stranieri son sempre visti con quel solito carico di rancore e ostilita' che non ha pari in altre latitudini d'Europa.
Finalmente entro sulla provinciale, dove c'e' qualche negozietto e svolto verso destra visto che almeno il senso dell'orientamento non mi difetta. Kastanies non e' male, e' carina proprio per la sua bucolicita' totale ma non c'e' assolutamente niente da vedere a parte un piccolo tabernacolo ortodosso tra una pizzeria (chiusa) e una farmacia (anch'essa chiusa).
Finalmente vedo il confine: un arco in ferro arrugginito e una scritta "welcome to Greece" priva di tutte le lampadine che in teoria dovrebbero illuminarla (d'altra parte cosa glie ne frega ai greci di augurare un buon "welcome" ai turchi in entrata: calci in culo e via...), un posto di polizia in uno spiazzo molto carino e un benzinaio-rapinatore autorizzato dallo stato. La benzina in Grecia, cosi' come in Turchia e' carissima, molto piu' che in Italia...ed i pozzi di petrolio che riforniscono tutta l'Europa sono a poche centinaia di kilomentri, nel Mar Nero e nel Mar Caspio. In Scandinavia la benzina - che viene importata dal gasdotto che attraversa il Bosforo, costa circa 1.50 euro e qui, cioe' praticamente all'origine dell'oro nero, i prezzi sono allucinanti. Ingiustizie dell'economia globale e delle multinazionali. In Grecia e Turchia gli stipendi sono di circa 400 euro al mese (tendenti al ribasso), nell'Europa del nord dai 2000 euro in su, eppure la benzina che viene prodotta qui vicino costa il 30% in piu': Turchia, Grecia ed Italia sono i punti di arrivo del gasdotto ucraino, ci sono i porti dove viene caricata e spedita a tutti i benzinai d'Europa e trasportare una autobotte di benzina da Pisa alla Finlandia sicuramente costa l'ira di Dio. Ma in Finlandia, Danimarca, Norvegia la benzina costa il 30% meno che nei paesi che si incaricano di diffonderla in tutta Europa. A morte il Nord Europa, a morte lo spread e a morte quella troia della Merkel che gongla nel vedere l'Europa del Sud, la terronia, morire di fame e strisciare ai piedi delle grandi nazioni nordiche.
Controlli doganali velocissimi e una informazione da parte di un ufficiale greco simpatico e sorridente: "ci sono 6 km da qui ad Edirne ma sul confine turco forse trovi un autobus"...mah...non suonava molto rassicurante.
I punti tra confine e confine sono chiamati "terre di nessuno" e sono strisce di campi abbandonati circondati da reticolati, fili spinati, avvisi di divieto di fotografare e probabilmente anche mine seppellite qua e la. La terra di nessuno tra Grecia e Turchia e' una lunga strada dritta di circa 1 km, brutta e squallida come tutte le altre terre di nessuno. Ma oltre l'arco dell'entrata in Turchia le cose cambiano decisamente: un bel viale alberato che sembra un parco comunale con alberi verdi e ombrosi, giardinetti curati, statue di Ataturk dappertutto, pavoni, tigri (?) e perfino la casetta dei 7 nani (???) che sembravano piu Disneyland che l'estremo avamposto militare ottomano. Boh. Meglio cosi'. Lungo strada incontro 3 vipere spiaccicate, due giovanotti ubriachi e una famigliola di chiare origini turche che stava ritornando al paesello. Li passo senza salutarli e vo a diritto fino al check point.
"Ci sono 8 km da qui ad Edirne (in Grecia mi avevano detto 6....) e non ci sono autobus. Ma puoi prendere il taxi"
Cazzo...avevo solo 10 centesimi in tasca convinto di trovare un bancomat al confine turco (dove avrei prelevato direttamente Lire turche invece di stare a scambiare gli euro a tassi di cambio criminali).
"Il Bancomat ci sara' quando viene la luna piena" mi dice l'ufficiale turco. Non capisco cosa vuol dire e tra me e me comincio a bestemmiare capendo che avrei dovuto farmi quegli 8 km a piedi. Non c'era altra soluzione.
La strada per Edirne e' una lunghissima striscia di asfalto identica a quanto visto nell'ultimo avamposto greco: campi, campi, campi ed ancora campi. Ogni tanto un fruttivendolo lungo strada: un tavolaccio di legno, una cassetta di verdure (contenuto: 1 melanzana, 2 o 3 pomodori, 1 melograno) ed una tanica di benzina come sedia. Ogni tanto mi fermavo su un divano (?) al bordo della strada a fumarmi una sigaretta ma si stava veramente bene, con un bel sole e una leggera brezza rinfrancante. In lontananza vedo la famigliola turca che nel frattempo, zitta zitta, mi era ripassata avanti visto che io mi fermavo a cazzeggiare ogni cento metri.
Cento mentri....pensavo a come farmi passare quegli 8 km e mi era venuto in mente una cosa stupida.
Se alle Olimpiadi fanno i 100 metri in 9 secondi, a me sarebbe bastato fare 80 volte i cento metri e sarei arrivato ad Edirne. 9 secondi per 80 volte fa circa 13 minuti, pensavo. 8 km in 13 minuti sarebbe stato ottimo. Peccato che poi la realta' sia sempre leggermente diversa e quasi sempre a sfavore. Gia' 100 metri solo APPARENTEMENTE sembrano brevi (cazzo, uno li fa in 9 secondi, penso...) ma in realta' sono lunghetti: e qui capisci veramente quanto va veloce Husain Bolt perche' a me ci vogliono circa 40-50 secondi per farli.
Poi moltiplicarli per 80, per raggiungere i famosi 8 km, non passa mai. Ad un cetro punto mi chiedevo questa moltiplicazione a quanto era arrivata: a 20? 30? Sarebbero mancati comunque altre 50 o 60 volte cento metri. Una tortura psicofisica con 15 kg di roba sulle spalle.
Per raggiungere e sorpassare la famigliola turca che era nella mia stessa situazione (ovvero zero soldi per permettersi un taxi) ci ho impiegato circa 3 kilometri. Andavano giusto a 5 passi all'ora piu lenti di me.
Trovo una bandierina turca in terra, la prendo ed improvvisamente capisco le parole dell'ufficiale alla frontiera.
La bandiera turca, da secoli, ha come simbolo la mezzaluna (anzi il quarto di luna crescente). "Il bancomat arrivera' quando ci sara' la luna piena"....
Forse e' una battuta che in Turchia fa ridere, forse era una osservazione simpaticamente polemica (ed in effetti mi ha fatto ridere per un nanosecondo) ma tutto cio' mi ha fatto ulteriormente preoccupare: e se ad Edirne non ci sono bancomat? Chi lo sa? Come avrei fatto? Con 10 centesimi - vabbe' che la Turchia non e' cara - non e' che si vada da molte parti.
Arrivo finalmente ad Edirne dopo aver ammirato da lontano (da mooooolto lontano) le quattro guglie della sua bella moschea, famosa ed antica.
Edirne non ha mezze misure: la citta' comincia subito senza tanti preamboli, senza una periferia o qualche strisciatina di casette prima di entrare nell'abitato vero e proprio. Comincia tutta all'improvviso.
Un trattore trainato da cavallo (non a vapore) con una bellissima ragazzina zingara, suo fratellino piccolo e il padre intento a dar di forcone. Lei mi guarda, era tutta sudata, con la pelle scura scura e i capelli corvini mossi da una leggera brezza. Quando le zingare son belle, son veramente belle, Perlomeno fino ai 20 anni, poi dopo e' un disastro. Ma lei era bellissima ed assomigliava tantissimo a Bidiraya, la venditrice di fiori al molo di Kadikoy. Mi fermo piu avanti a sedere per una sigaretta. Me l'ero meritata dopo tutta 'sta sgropponata. Il carretto passa, lei sopra continua a guardarmi, io continuo a guardarla. Mi sorride, sorride a suo padre tutta soddisfatta ed in cambio si prende una manata in testa.
Poco dopo ecco che una macchina si ferma. Era la famigliola turca appiedata che aveva finalmente trovato il mezzo: evidentemente abitavano li. Mi dicono: "sali, ti portiamo noi".
Parlavano inglese ed erano molto simpatici. Se fossi stato in Grecia col cazzo che si sarebbero fermati ad aiutare uno straniero. Turchi brava gente.
Mi portano alla stazione, io offro loro un pacchetto di biscotti ma gentilmente rifiutano. Erano entrambi insegnanti di non so cosa all'universita'.
Edirne e' formata da due parti: la parte vecchia viene prima ed e' bellissima, piena di bancarelle e locanducce come in India, con tavoli all'aperto lungo tutta la strada, tutto molto pittoresco anche se povero e polveroso. Ma a me queste cose garbano da morire.
Giardini verdissimi e immacolati con parchi e laghi, tanta gente, aria di ottomanita' dappertutto. Un ripidissimo ponte scende a picco sul fiume, un bel fiume grande e pulito che non so come si chiami per poi risalire altrettanto ripidamente verso la moschea, dietro la quale comincia la citta' nuova dopo un tratto di strada assolutamente spoglio e degradato, pieno solo di campi incolti e scheletri di palazzi mai terminati di costruire.
Poi comincia la citta' nuova che assomiglia tanto alla parte asiatica di Istanbul, Kadikoy e Besiktas, moderna, ariosa, pulita e confortevole.
Alla stazione la ferale notizia: oggi e domani niente treni, oggi neanche nessuno a lavorare. Cazzo, devo prendere il bus.
Quando ci sono i giorni che le cose prendono una certa piega, e' difficile che la situazione si raddirzzi all'improvviso. E visto che oggi era, mio malgrado, il walking day, cioe' la giornata dedicata alle lunghe camminate, ho dovuto sorbirmelo fino in fondo. La stazione degli autobus era esattamente dall'altra parte della citta', il che voleva dire altri 6 km alla fin dei conti, da aggiungere agli altri 3 (dal cubicolo-stazione di Kastanes al confine) + 8 dal confine ad Edirne centro. E vai, 17 km senza contare i 2 km da dove dormivo a Xanthi fino alla stazione. In compenso ho visto un bel matrimonio con tanto di orchestrina tradizionale che suonava le belle nenie turche. Auguri agli sposi, lei era anche abbastanza gnocca.
Trovo il bancomat, trovo la stazione dei bus, un po' oscura ma gigantesca e mangio un sandwich ("Sandviç") e un toast ("Tost") conditi dalla meravigliosa e sempre piu' introvabile Cola Turka, sponsor di importantissime squadre di calcio e basket di Istanbul ma impossibile ormai da trovare nei negozi. Cose turche.
L'autobus da Edirne partiva alle 20.30 e sarebbe arrivato da qualche parte sconosciuta al terminale di Istanbul alle 23.00, orario accettabile per trovare un posto dove dormire. Sapevo dove sarei andato a cercare: o alla Mavi Guesthouse o all'Island, due guesthouse proprio dietro Haga Sofia e la Moschea Blu. Dalla terrazza dell'Island si gode un panorama meraviglioso nonostante stiano frapponendo una inquietante struttura di acciaio che dovrebbe essere lo scheletro di un palazzone megamoderno che deturpa la vista, inibisce la visione delle due belle moschee e c'entra come il cavolo a merenda tra tutte queste mura romane, museo del Topkapi, casette tradizionali e vecchiume vario.
Sul bus (che si dice "Bus" in turco, mentre treno si dice "Tren") avevo il posto proprio accanto ad una bella vaccona turca....all'inizio decisamente nervosa e seccata di avere un maschio straniero accanto e alla fine tutta eccitata di starmi appiccicata pelle contro pelle per tutto il viaggio. Morbidosa e sudaticcia, ogni volta che mi muovevo o cambiavo posizione finivo per trovarmela sempre appiccicata - nel vero senso della parola - sul mio braccio. Ovviamente appena arrivati alla fermata di Istanbul e' scomparsa in un attimo.
Fortuna che - visto che il turista zaino in spalla fa sempre un certo effetto - ho conosciuto un'altra bella vaccona turca al terminale di Istambul, circa 10 km dal centro. O meglio, e' stata lei ad attaccare bottone, la bella e tanta Demir, corvina, occhi grandi e neri, belle bocce grandi e fisico bello in carne come garba a me. Veramente, veramente bella e tanta.
Generalmente le turche son bruttine, viaggiano tra l'insipido e il decisamente brutto a dir la verita' e non c'e' neanche paragone con le greche. Queste ultime belle in carne, pelle liscissima come seta e porcellana, cosce e culi esageratamente belli, grandi, morbidi e sensuali, facce bellissime, occhi bellissimi, erotismo semplicemente perfetto, carnagione vagamente abbronzata. Le turche son generalmente tutte secche, piatte, rifinite, nasoni all'ebrea grandi e brutti, occhiaie, occhi bovini, pelle rinsecchita di un colore cadaverico, capelli crespi e opachi...insomma dei veri cessi e quando si truccano per semprare piu carine diventano pacchiane, pesanti e volgari come le vecchie puttane cinquantenni ormai senza clienti. C'e' a chi garbano - in Europa il genere "ragazza secca, piatta, longilinea" sembra andare molto nei paesi cosiddetti sviluppati, simbolo di perfezione e armonia corporea, salute e snellezza. Vitasnella, acqua Rocchetta e insipidi integratori vitaminici rendono possibile la perdita di peso per la felicita' di tante ragazze rachitiche e isteriche dell'Europa moderna e civile. Per me sono la negazione totale della sensualita' e dell'erotismo. Le greche sono belle piene, cosce grandi e morbide, polpose e lucide come mortadelle, puppe gigantesche e un generale senso di florida salute fatta di mangiate abbondanti di carne e salumi vari. Lascio tutte le secchine vegetariane e salutiste all'Europa sviluppata. Io preferisco essere sottosviluppato ed amare ancora le forme generose ed idolatrare le sane mangiate di carne che permettono siffatti capolavori della natura. Anche in Mongolia si mangia carne - solo carne e spaghetti - per 9 mesi l'anno ed infatti anche li le donne sono le asiatiche piu belle di tutte: alte, sviluppate, tettone, pelle bellissima. Non come quelle mezzeseghe cinesi secchine, rifinite, rachitiche, con la pelle avvizzita e brutta: continuate a mangiare brodaglie, verdurine e zuppe: sarete finalmente secche come le modelle ma a me chi mangia solo verdura per mantenersi in salute o non mangia proprio per rimanere bella magra e snella....beh....mi fanno solo pena, nonche' schifo.
Tornando a noi.....la bella Demir, florido fiore ottomano, comincia a parlarmi e continuiamo a chiacchierare per tutto il viaggio tanto che all'inizio dovevo scendere a Sultanhamet, poi avevo rimandato fino a Galata, poi ancora potevo scendere a Taksim e alla fine sono sceso a Kasim Pasa senno' l'autista si incazzava ogni volta che gli dicevo "scendo alla prossima, vai, almeno finisco di parlare con Demir"...il risultato e' che sono sceso nel quartiere piu' povero, pericoloso ed inquietante di tutta Istanbul, dove nessuno osa entrarci dopo una certa ora la sera. Gia' di pomeriggio, quando ci ero venuto col mio amico Filippo Zambon avevamo incontrato una fauna umana fatta di pigri nullafacenti seduti alla finestra con la pistola in mano (c'e' una bella foto fatta da Filippo che testimonia che non dico cazzate...), prostitute, bambini cenciosi, facce patibolari (papponi, mariuoli, spacciatori, fancazzisti ), vecchine intabarrate nei veli che guardano sfuggenti e con sospetto, miseria e depressione ovunque lo sguardo si posasse. Tanto che appena ho detto "Scendo qua" si e' levato un "ooooh" generale di sincera commozione, ero un bravo ragazzo e non meritavo una fine del genere. Demir mi ha detto di stare attento, io le ho detto che non ho paura e lei, carinissima, mi ha strinto la mano e detto "tu sei un vero uomo, ci rivediamo presto"...eh si, spero proprio di si perche' non smetto di pensare a lei per un solo momento....florido fiore ottomano.
Fatto sta che Istanbul e' ancora piu moderna, trasgressiva, iperaffollata di turisti e gente da tutto il mondo di quanto gia' lo era l'anno scorso......camminare dalle parti di Taksim e' impossibile: ci saranno state decine di migliaia di persone, negozi sempre aperti e sempre piu lussuosi, tutti vestiti come i supermodelli, donnine turche ubriache e seminude in compagnia del nuovo ganzo straniero o di qualche bel manzo turco (l'Islam ha decisamente fatto il suo tempo....) e tanto, tanto sapore di trasgressione totale. Cosa che francamente odio....la mia Istanbul non e' qui e domani vado a Kadikoy dove c'e' pace, tranquillita' e un po' meno turismo e disinibizione. Cento volte meglio una bella Demir - a proposito anche lei insegnate, e con questo siamo gia' a tre incontrati oggi - o una bella Bidiraya che vende fiori al porto di Kadikoy che mille di queste vacche turche figlie della trasgressione, dell'alcol e del divertimento, nonche' amanti della scopata libera col primo manzo attraente che trovano...ho visto delle scene allucinanti....e soltanto una scarpa di queste troie costa piu' di tutti i vestiti che mi porto addosso e nello zaino. Odio il turismo, il benessere e la degenerazione estetico-ludica del benessere....il mondo sta diventando un bordello a cielo aperto finche' un giorno arrivera' il momento di dichiarare bancarotta e chiudere tutto e la pacchia finisce....se questa gente sta tutto il giorno a gozzovigliare, divertirsi, bere, ballare, scopare, spendere e strusciarsi l'un l'altro, dove cazzo li trovano i soldi per fare tutto cio'? Anche a Xanthi, citta' universitaria, la vita e' cosi' 24 ore su 24. La Grecia sta andando in bancarotta ma alle giovani generazioni poco importa: finche' hanno i soldi per stare tutta la notte a mangiare, bere e fumare (nel vero senso della parola perche' fino alle 5/6 la mattina tutto il paese si riversa per le strade in una orgia continua di canti, balli, risate, mangiate, fumate e scopate, letteralmente) e finche' ci sono i genitori che danno loro i soldi per vivere tutto il giorno nel paese dei balocchi allora divertiamoci al massimo. Al conto da pagare non ci pensa nessuno, finche' ci sono i soldi divertiamoci.
Comunque adesso sono finalmente arrivato alla odiosissima Mavi Guesthouse di Ali' (nome originalissimo): un posto che ho sempre odiato per l'atmosfera che vi si respira, coi classici backpacker bellini, divertenti, easy going che si ritrovano sempre qui. Appena arrivato, sui tavoli fuori c'era un sacchetto di marijuana di quasi 2 etti buttato li....due americani ubriachi e istintivamente antipatici gia' facevano battutine sul nuovo arrivato con le classiche fighette turiste sempre pronte ad appiccicarsi al primo viaggiatore cool che le faccia divertire e bagnare un po' con battute ambigue, fumate di erba sotto il cielo stellato di Istanbul e birre in continuazione....avrei voluto prendere tutti a calci in faccia per liberare l'umanita' da questi scarti umani, ignoranti e presuntuosi come solo i backpacker fighetti sanno esserlo, tipico esempio di come nel mondo esistano razze inferiori e razze superiori, cervelli piu o meno sviluppati. Forse sono io troppo serio. Forse e' figo girare il mondo tra un ostello e un altro e sembrare cool perche' una volta sei andato a Barcellona, una volta a Phuket e una volta persino sulle isole greche. Turismo di classe che pero' fa figo perche' ci sono tante discoteche e tanti luoghi di divertimento. Io che son stato nel nulla della Mongolia, nel nulla da quarto mondo della Cina, nella Kathmandu piu' povera e pericolosa e nella Siberia invernale....non faccio tanto figo come questi backpackers col cappello alla Marlowe sulle ventitre', vestiti da viaggio firmati Armani, cravatta e barbettina accuratamente incolta su camicia di seta aperta ad altezza torace palestrato o, al contrario che fa ancor piu figo, glabro come un bambino o come Justin Bieber. Oltretutto quando sento parlare americano istintivamente mi verrebbe voglia di scaricare un AK47 nelle gengive dei maledetti yankees. Se c'e' una cosa che odio dell'America e' proprio quella parlata nasale, dialettale, volgare, fittissima di parole e logorroica fino alla nausea. Odio gli americani proprio per il fatto che esistono.
C'era una finlandese in compagnia del suo amico: sembravano Batty & Gay ("Capo sono arrivati i tipi che stavamo aspettando." "Descrivimeli" "Una sembra una mignotta e l'altro un serafino": tavola memorabile da un numero del mitico fumetto....) e questi americani cool e ubriachi sciorinano un campionario di orrori che avrei dovuto registrare per poi spedire all'istituto di antropologia culturale: "Ti sei colorata i capelli di nero? tutte le finlandesi che mi son scopato erano bionde, quindi anche tu sei bionda originariamente", "Ah, Helsinki...e' una citta' bellissima e ricchissima di monumenti antichi", "C'e' una isola misteriosa davanti ad Helsinki (...) dove c'e' una fortezza costruita dai vichinghi contro i romani, me lo ha detto un mio amico che c'e' andato a Settembre, dice che faceva veramente freddo" "Ah la lingua finlandese mi ricora tanto il cinese, non sono mai andato a Hong Kong ma mi sono fatto una turista cinese una volta" e altre mostruosita' del genere per far vedere che anche i backpaper piu' cool, uriachi e scoperecci hanno qualche nozioncina di storia, arte e cultura generale. Se ci fosse ancora il buon vecchio Mike Bongiorno potrebbero partecipare a Rischiatutto.
Allegria. Roba da dare in cavia al Dottor Mengele per i suoi esperimenti....l'umanita' non avrebbe sicuramente protestato per averla liberata da cretini simili....
Appena ho tempo raccontero' di Xanthi e della Grecia...adesso vado a Kadikoy a vedere se ritrovo la bella zingarella che vende fiori al molo e poi il Gran Premio di Formula 1 a Monza in qualche pub.
Sperando che Demir, florido fiore ottomano, mi chiami o mi scriva.
Kastanies, confine greco-turco, ore 17.00 |
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