domenica 24 giugno 2012

In Tibet - Tra Uomini e Dei (di Silvia Vernetto)

C'è un bel libro sul Tibet edito da Lindau nel 2008 e scritto dall'astrofisica Silvia Vernetto. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da una scienziata, i racconti - tutti brevi capitoli sui pastori, sulla gente del piccolo villaggio di Yangpachen, sulla natura, sulle povere famiglie del luogo - sono molto toccanti e poetici. E descrivono benissimo la vita quotidiana dei piccoli paesi, in mesi sospesi tra l'estate e l'inverno, quando la natura illumina di colori le alte montagne e le praterie povere. Dove la neve, la pioggia e il vento sono i signori incontrastati di queste terre silenziose e immense dominate dal respiro degli dèi.
Si impara la storia antica e contraddittoria di questa immensa regione, la storia del buddhismo tibetano e i rapporti con i potenti vicini cinesi e mongoli: se da un lato l'odio per il genocidio culturale cinese ne esce rafforzato, dall'altro l'autrice indaga profondamente anche sugli aspetti meno conosciuti di una società, quella tibetana, ancora arcaica, povera, persino ingiusta nello strapotere di una teocrazia che schiavizzava la povera gente. Le lotte di potere politico tra le sètte buddhiste non è meno tragico e materialista dell'invasione economico/politica cinese.
Il Tibet è una realtà contraddittoria e con questo libro forse, sicuramente, si può anche vedere oltre la classica visione stereotipata - e limitata - dei poveri tibetani oppressi dalla dittatura cinese. C'e' qualcos'altro che forse non sappiamo o non ci è mai stato detto.
Eppure c'e' spazio anche per la speranza, la fratellanza, il rispetto delle culture: come la storia di Cavallo Pazzo, un cinese che si sente legato più al Tibet che alla sua patria d'origine: la descrizione dolce, poetica, vera e sentita di questo strano personaggio collega di lavoro dell'autrice non può far a meno di commuovere, di ringraziare gli dèi per aver trovato questo bel libro in biblioteca.

C'è anche una bella descrizione di Lhasa: bella e semplicemente perfetta nel saperne cogliere i mille aspetti, le due anime in cotrapposizione - la vecchia città tibetana povera e sporca e la pacchiana, aggressiva e invadente città nuova fatta dai cinesi per i cinesi.
L'autrice sa descriverla meglio di mille fotografie: per me che ci sono andato tra Novembre e Dicembre 2011 è come un tuffo nei ricordi di una esperienza meravigliosa e lo stimolo a ritornarci per capire altre cose, per stare vicino ad un popolo semplice e buono come i tibetani.

Allego le scansioni di questo capitolo dedicato alla Città degli Dèi - questo significa Lhasa in tibetano - sperando che l'autrice non se ne abbia a male. Ma sono pagine così vive da far sembrare di essere ancora li, in quelle stradine affollate e fumose, sporche e brulicanti di vita e religione.











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