lunedì 9 luglio 2012

Mi ricordo a Lhasa

Stavo camminando un giorno per le vie del mercato della città vecchia, sperduto tra vicoli stracolmi di tibetani, di ruote di preghiera, di odore di burro di yak. E militari, tanti, tantissimi militari cinesi agli angoli strategici delle vie, in trincee riparatissime. Militari dai volti truci e spietati, col mitra carico e puntato ad altezza uomo, pronti a far fuoco alla prima occasione. Penso che non stessero aspettando altro.

Cammino....due meravigliose ragazze mi guardano e mi indicano. Dopo un pò cominciamo a chiacchierare in inglese - miracolo! - e mi chiedono dove sto andando. Non avendo una meta precisa, mi invitano a visitare la loro università di lingue....era poco più avanti, nel quartiere periferico dei cinesi, fatto di strate brutte e rotte, di palazzoni quadrati e tenuti male, di Cina come si vede in tutti gli altri posti.

Entro in classe, tanti ragazzini sporchi, dai volti scuri e bruciati dal sole, vestiti male, mi si avvicinano con curiosità....cominciamo a chiacchierare, parlavano tutti un discreto inglese a parte le ragazze, soprattutto le cinesi che non parlavano proprio.

Studiano tre lingue: inglese, una lingua a scelta tra giapponese, russo, coreano, francese o tedesco ed infine il tibetano. Si, perchè pur essendo tibetani ormai l'insegnamento della loro lingua è diventato facoltativo. Gli insegnanti insegnano tutti in cinese, gli studenti devono studiare e parlare solamente in cinese. I testi di scuola dal 2008 sono esclusivamente in cinese. Molti giovani tibetani non solo non sanno più scrivere la loro lingua ma non sanno neanche più parlarla. Devono pagare rette salatissime alle università cinesi per impararla.

Socializziamo, cominciamo a chiederci tante cose: da dove vieni, cosa fai, qual'è il tuo villaggio, cosa vorresti fare in futuro, perchè io sono in Tibet, se mi piace il Tibet....

Entra il professore....un tipo simpatico e gioviale...vede che i suoi allievi stanno chiacchierando in inglese e se ne stupisce.

"Non hanno mai parlato così tanto con me....ti va di fare lezione al mio posto? Se va bene, puoi venire anche domani altre 2 ore"

Ho risposto di si....1 minuto dopo ero dietro la cattedra a fare lezione in una università di Lhasa, Tibet, a dei tibetani....

Sulle guide c'e' scritto che agli stranieri è proibito parlare con la gente del luogo, è proibito viaggiare da soli a Lhasa e in Tibet, è proibito parlare di religione, Dalai Lama, problemi di politica interna cinese e una marea di altre cose. Pena l'arresto, l'espulsione e magari anche qualche torturuccia visto che ai cinesi queste cose piacciono tanto.

In 2 giorni abbiamo parlato du tutto: giornalismo, libertà politica, problemi economici del Tibet e di Lhasa, della rivolta di qualche anno prima. Ma anche delle condizioni dei villaggi e delle famiglie di quei poveri studenti. Molti vorrebbero fare il dottore per aiutare i poveri del loro villaggio. Molti vorrebbero fare i giornalisti ma sanno benissimo che per un tibetano è impossibile. Molti vorrebbero continuare gli studi al'estero ma sanno benissimo che questo è ancora più impossibile. Molti non sanno ancora....chi vuol sfondare nella musica e chi nello sport.
Pensieri semplici si alternavano a osservazioni profonde sulle discriminazioni razziali e sociali...
E' venuto fuori un quadro fosco, drammatico, cattivo....ho respirato e toccato con mano l'odio dei tibetani verso i cinesi. Le trincee che assediano la città non sono li per caso. I militari pronti a falciare col piombo i tibetani inermi sono il simbolo di questo odio reciproco.

Mi sembrava di essere quasi fuori luogo, inutile e incapace di poter far qualcosa....poi sono uscito e ho conosciuto Audrey, bellissima e carinissima ragazzina tibetana...siamo stati tutto il giorno insieme. Anche lei vorrebbe fare la dottoressa per il suo villaggio lontano. Anche lei odia i cinesi, la sua famiglia si è ridotta in miseria da quando i cinesi hanno monopolizzato le 3 attività commerciali del loro villaggio.

Il giorno dopo son tornato: di nuovo la solita lezione su libertà, democrazia, tolleranza religiosa e sogni futuri.

Ci siamo scambiati le email e i numeri di telefono, promettendoci di scriverci e di tenerci in contatto, mi hanno promesso regali e foto da spedire.

Di tutti quei ragazzi non mi è mai arrivata una email. Di tutte le email che ho mandato loro sono tornate tutte indietro: "indirizzo sconosciuto"

A volte mi chiedo - e la risposta mi è ovvia - quali conseguenze possano aver avuto quei 2 giorni di lezione. Microspie e microfoni, telecamere e studenti cinesi venduti e infami sono presenti in tutte le scuole, in quelle tibetane più che mai.
Mi chiedo come stanno, a volte sono preoccupato per quello che potrebbe essere stato di loro....

Buona fortuna, ragazzi miei...eravate in gamba