martedì 27 dicembre 2011

Ultimi giorni a Ulan Bator

Domani vado a fare il visto per la Cina. Non sara' una cosa facile, c'e' sempre qualcuno o qualcosa che ti mettera' i bastoni tra le ruote quando si tratta di avere a che fare con la burocrazia cinese.
Se tutto va bene il 6 mattina prendo il treno, destinazione Hohot, capitale della Mongolia Interna, destinazione casa di mio fratello se e' li. Senno' proseguiro' per qualche altra parte all'interno del Pianeta-Cina. Vediamo. A me basta andarmene via da questa citta' che si sta rivelando ogni giorno di piu' una delusione, soprattutto a livello umano.
Sono 2 settimane ormai che son qui e mi ritrovo a fare i conti con questa esperienza. I dati sono desolanti. Fino ad oggi ho conosciuto una sola persona a parte 3 o 4 ubriaconi che si sono sciolti come neve al sole. Per il resto neanche un "ciao", un "grazie", un "welcome", un sorriso. Niente.
I mongoli dicono di se' stessi che sono un popolo accogliente ed amichevole. Sara' ma a me non pare proprio, tutt'altro.
Vai nei negozi e nessuno ti dice "grazie", vai sempre a mangiare nei soliti posti e nessuno ti saluta. A Natale sono andato in una pasticceria dove fanno dei buoni dolcetti...ci passo spesso le giornate ma mai un sorriso. Neanche per Natale quando ho fatto gli auguri. Nessuna risposta, nessun sorriso.
All' American Burger c'e' un omone grosso che parla inglese - cioe' americano perche' qui il sogno di tutti e' andare negli USA e quindi imparano il dialetto del Massachuset o come cavolo si scrive o peggio ancora quello del Texas o della California. Tornando all'omone, finalmente qualcuno che parla inglese. "Di dove sei?" "Italiano" "Ah" e il discorso finisce li...anzi no, prima mi dice che gli italiani fanno schifo, poi al suo amico racconta che a Torino - citta' di merda secondo lui - la gente lo trattava male. Finito li. Sembra che i mongoli proprio non hanno nessuna voglia di comunicare con gli stranieri, anche quei pochi che parlano inglese. Nessuna curiosita', nessuna voglia di far sentire uno straniero a proprio agio. Tra di loro parlano, eccome, ma i pochi stranieri che ho visto sono sempre soli e isolati.
Almeno i maschi a volte due domande due te le fanno (Di dove sei, ti piace la Mongolia) ma le ragazze sono quanto di piu' triste e vuoto abbia mai visto in vita mia. Non un sorriso, non un ciao...ti guardano da lontano, magari sull'autobus ti vengono vicino per cercare un po' di sesso ma nessuna fa qualcosa per avviare una conversazione. Cercano solo sesso con lo straniero. Quel sesso vuoto, triste, annoiato, spento che dovrebbe riempire le loro vite amorfe per qualche minuto. Che attrazione c'e' in una ragazza che senza un sorriso ti si avvicina, comincia a agitare il dito e la lingua davanti a te per farti capire che ha voglia e poi la vedi in faccia e noti solo tristezza, vuoto, noia.... che felicita' c'e'? Forse ci deve essere felicita' ?
I giovani - che dovrebbero rappresentare il nuovo, l'apertura al mondo, l'allegria mi sembrano tutti cosi' privi di valori.
Sono gli ultimi nati, l'ultima generazione nata quando il paese era ancora un regime comunista. Forse questo significa qualcosa. Di sicuro hanno imparato a memoria alcune frasi imposte dall'ideologia di partito: la Mongolia e' grande, i Mongoli sono accoglienti, il nostro paese e' libero e felice. Rimasugli di imposizioni ideologiche comuniste che si radicano nel DNA e nel cervello della gente. Propaganda tanto rutilante quanto assolutamente slegata dalla realta'. Anzi: anche in Cina ho notato che piu' il Partito Unico insiste nell'inculcarti una ideologia in testa e piu' essa risulta falsa e totalmete contraria alla realta' dei fatti. Ma te ne convinci - e se non te ne convinci da solo, probabilmente hanno i mezzi per fartelo credere comunque.

Gengis Khan e' l'eroe nazionale...qui tutto e' Gengis Khan, qui la storia e' solo Gengis Khan, Gengis Khan e' l'unica cosa di cui la Mongolia e' fiera. Sembra che non sia esistito altro, ne' un altro importante re, ne' un altro personaggio famoso. Tutto e' Gengis Khan.
Ma Gengis Khan fondamentalmente era uno psicopatico represso che da bambino ha ricevuto sevizie e torture - fisiche e psicologiche - mostruose. Da grande ha sfogato la sua repressione su praticamente tutto il mondo conosciuto allora. Ha ucciso senza pieta', ha sterminato e conquistato col sangue intere popolazioni, ha governato con un terrore e una violenza inaudite. Perche' aveva una rabbia e un dolore dentro smisurati, perche' ha avuto una infanzia in cui ha conosciuto solo odio, sopraffazione, violenza, ferocia. Sarebbe stato un imperatore comunque, ma se avesse avuto una giovinezza piu' normale forse avrebbe regnato su mezzo mondo con sistemi piu' umani. Ma tant'e'. Gengis Khan e' l'eroe nazionale, il simbolo di tutti i mongoli, l'esempio da seguire. I mongoli sono fieri di lui. "Era un grande personaggio perche' era forte e spietato, ha dominato col sangue e col terrore, noi siamo fieri di lui" mi ha detto l'unico amico che ho conosciuto qui.
Ecco, in queste parole si riflette lo spirito dei mongoli di oggi: gente fredda, che non chiede ma esige, che non guarda in faccia a nessuno e men che mai dice grazie o ciao. I veri uomini non he hanno bisogno. I veri uomini prendono quello che vogliono e quando vogliono. Con le donne, con gli altri. Questo significa essere un vero uomo qui, come lo era Gengis Khan.
E allora nessuno dice grazie e nessuno dice ciao perche' un vero uomo no lo fa ma lo esige dagli altri. Da botte e spintoni senza neanche voltarsi ma si incazza se uno straniero le da a lui e prentende le scuse.
I giovani vivono una situazione spaventosamente vuota: pur mantenendo questo carattere chiuso, ermetico, asociale, vedono il modello consumista americano come l'unico valore moderno al quale puntare: e allora feste, party, scopate libere coi primi che capitano, bevute, vita over the line a tutti i costi e a tutte le ore. L'America e' qui ma se chiedi cosa significa per loro l'America ti rispondono che non lo sanno. Forse automobili grosse, forse party a tutte le ore, forse sesso libero e musica. Non ci pensano. Un vero uomo non pensa, agisce.
Le ragazze, tornando sempre a loro, sono il simbolo di tutta questa generazione vuota e fatta solo di apparenza. Ti guardano come per dirti: "sono bella, prendimi e scopami" ma non te lo dicono. L'uomo deve conquistarla....magari tirando subito fuori l'uccello piuttosto che iniziare una conversazione. Non gli garba conversare, vogliono andare subito al sodo, anzi al duro.
L'altro giorno c'era un insegnante americano sulla 50ina assieme a una ragazzina carina, sua studente, li alla pasticceria. In due ore lei avra' detto 3 parole: Si, No, Non lo so.
Alla fine lui - che poteva essere suo padre o forse anche di piu' - le ha detto papale papale di andare a casa sua...lei si e' alzata, lo ha preso sotto il braccio e sono andati via. In queste due ore aveva parlato solo lui. Ed e' stato fortunato. Io questi "Si", "No", "Non so" sono riusciti a strapparli solo in 7 mesi alle mie conoscenze su internet.
Qui tutto e' Corea del Sud e mi chiedo come mai. Dappertutto vedi prodotti coreani, negozi coreani, ristoranti coreani, commessi che parlano solo coreano, scritte in coreano, ragazzi e ragazze che hanno nomi coreani. Perche'?
La Mongolia odia la Cina, la Cina odia la Mongolia. La Mongolia odia la Russia, la Russia odia la Mongolia. Forse la Corea, che e' lontana e piccola rappresenta la loro valvola di sfogo: e' lontana, e' piccola, possiamo imporre il nostro interesse e la nostra amicizia su di loro visto che i nostri vicini piu' grandi e grossi di noi ci odiano e noi odiamo loro. Pero' se chiedi a un giovane come mai tutti amano cosi' morbosamente la Corea tutti (cioe' i 3 gatti con cui ho parlato in 2 settimane) rispondono: "Perche' ci piace"....cioe' mi piace perche' mi piace, non ti basta come risposta? Neanche loro sanno il perche' e probabilmente neanche glie ne frega di saperlo.

Bene o male ho girato tutta l'Asia e la Mongolia non posso dire che sia piu' brutta di altri paesi: Ulan Bator assomiglia ad una comunissima ed anonima citta' cinese qualsiasi, dove non c'e' niente di utile e di interessante da vedere ma strabocca di ristoranti e pub. Il paesaggio e' ostile e freddo ma in estate sicuramente deve essere bellissimo. La citta' e' decisamente piu' pulita di qualsiasi altra citta', per esempio, cinese. Il traffico, per essere in Asia e' abbastanza responsabile, sicuramente piu' civile di quello cinese anche se lontano comunque dai canoni europei. Il rispetto per gli altri utenti della strada ancora e' un concetto sconosciuto ma se non altro la gente rallenta o si ferma quando qualcuno cerca di attraversare la strada. C'e' pulizia sui marciapiedi e la gente non insudicia dappertutto dove capita, come in Cina. Le persone sembrano anche educate e per bene. Ma allora cosa non va?
La Cina sara' un paese con tanti problemi, sara' sudicio, cialtrone, grezzo, maleducato, ignorante, egoista (in Mongolia la gente, checche' se ne dica non e' egoista, non pensa a tirartelo nel culo e non cerca di fregarti i soldi) ma sicuramente la gente e' piu' cordiale. In Cina la gente viene a salutarti, a dirti ciao, a chiacchierare con te, a offrirti sigarette, a curiosare tra le tue cose, a spettegolare...anche se non parlano una parola di inglese e sanno benissimo che tu non parli una parola di cinese, comunque vogliono fare chiacchiera a tutti i costi, ti fanno sentire vivo, al centro dell'attenzione, i bambini vengono a giocare con te e i genitori sorridono.
Qui....niente...neanche i bambini ti guardano. O se ti guardano, lo fanno con quello sguardo vuoto, quasi ostile, sicuramente indifferente che hanno poi anche quando crescono. I genitori non sorridono ne' muovono un dito, men che mai parlano coi loro figli. Qui, per quanto educati che siano, nessuno ti sorridera' mai. Sei uno straniero, un fantasma, non esisti.
Per i mongoli questo significa che sono abituati agli stranieri. A me sembra solo che facciano di tutto per ignorarti.
Mi hanno detto che fuori da Ulan Bator la situazione e' migliore, la gente accogliente. Lo spero, anche perche' e' obiettivamente difficile che la situazione sia peggiore che nella capitale. Tutte le capitali asiatiche, bene o male, sono inferni fatti di gente vuota e di apparenza.
"Kathmandu is hell" mi diceva il mio amico Bikey a Mahabouda. Le capitali, col loro benessere, il loro lusso, la loro America attraggono e seducono, illudono e abbagliano. Offrono status symbol e agiatezza a chi se li puo' permettere. Tutti sono troppo indaffarati a comprarsi un megatvschermo al plasma o un nuovo vestito da sfoggiare al party per pensare al prossimo. Le capitali asiatiche sono i falsi templi, simulacri di un benessere fatto di apparenza e di nessuna sostanza, fatti di egoismo spendereccio e di indifferenza per il prossimo.
I giovani di Ulan Bator stanno vivendo questo momento magico: finalmente possono fare party liberamente, finalmente ci sono migliaia di pub dove ubriacarsi, finalmente possono vivere come gli americani. E allora, cosa glie ne frega di dire "Grazie" a chi ti apre la porta o "Scusa" se ti sbattono contro? Hanno cose piu' importanti a cui pensare, non hanno tempo per gli altri. Men che mai per gli stranieri.
Tra pochi giorni il treno mi portera' a Hohot, Cina. Non chiamiamola Mongolia Interna perche' senno' qua si incazzano.
Ero venuto con belle speranze e tanti ideali, ma mi sento tradito fin nel profondo.

"Sono arrivato a Ulan Bator finalmente, ci vediamo un giorno?"
"Hai la webcam?"
"No...ma ci possiamo scambiare i numeri di telefono e poi ci vediamo"
"No chat? "
"Beh visto che sono qui preferisco vederti dal vivo"
"Welcome to Mongolia. Goodbye"

1 commento:

  1. Ciao, grazie per tutti questi incredibili resoconti dei tuoi viaggi! Mi sono divorato mezzo blog in pochissimo tempo. Certo per me che starò 2 mesi a Ulan Bator, leggere certe cose (tra l'altro scritte da un omonimo!) prima della partenza (15 maggio) è abbastanza inquietante :) Spero che i mongoli siano così tanto freddi in inverno quanto caldi in estate!

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