mercoledì 28 dicembre 2011

Testimoni di Geova, Batigol e biciclette

Due giorni strani e intensi sono capitati. Giorni in cui ti chiedi come mai le belle cose capitano sempre quando sei sul punto di andartene via. O forse e' solo una questione di abitudine: piano piano comincio ad entrare nelle dinamiche di questa citta' che continuo comunque a non amare. Non e' un caso che ho passato e sto passando giorni belli con degli stranieri. Coi mongoli e' proprio chiusura totale. Giorni intensi questi ultimi due, come dicevo. Ieri ho conosciuto Xavier e Celine Pasche, meravigliosa coppia di viaggiatori per il mondo in bicicletta. Sono arrivati ieri a Ulaanbaatar. Hanno presentato le loro foto, i filmati dei 17,000 km compiuti fino ad adesso. Non sono riuscito a trattenere le lacrime e mentre scrivo queste righe altrettanto: le steppe del Kazakistan e i deserti snodi montuosi del Tagikistan, strade diritte e infinite che si perdono a vista d'occhio tra i campi di grano della Siberia, le moschee del Kirghizistan e ritratti di gente povera e fiera dall'Iran, dal Pakistan....e su tutto un senso di liberta' assoluta fatta di silenzi congelati, di tende piantate su altopiani sperduti in mezzo al nulla, volti e corpi distrutti dalla fatica, dal gelo, dalla sabbia......liberta', amore per la liberta', ecco solo questa e' la molla che spinge una coppia altrimenti benestante, con una ottima carriera nel loro paese ad abbandonare tutto e lasciarsi trasportare da una striscia di asfalto o di terra battuta che prosegue diritta per giorni e giorni, sempre uguale mentre il paesaggio piano piano cambia, la gente cambia, le religioni cambiano, le culture cambiano. La conferenza, breve, e' stata di una intensita' mai provata prima. Ci siamo conosciuti, abbiamo parlato e bevuto una birra insieme. Lui, piccolino, stempiato, magro, timido. Lei energica e forte nonstante fosse una scricciolina. E ancora 4 anni di viaggi davanti a loro o forse, chissa', forse tutta una vita. Mi hanno scritto oggi, sono qui fino al 1 gennaio e gli farebbe piacere incontrarmi ancora. Certo, perche' no? Al Caffe' Amsterdam magari, dove posso godere della lettura di "Il paese di vento e di sabbia" e dei sorrisi dolci della bella cameriera. E magari mi porto dietro questo altro argentino giramondo come me, Daniel, appena conosciuto nella mia nuova sistemazione alla UB Guesthouse....che tipo anche lui! La nostra prima conversazione e' stata sulla Fiorentina e su Batigol prima di parlare di Russia, Siberia, Krasnoyarsk che lui ha tanto amato e dove io invece ho trovato l'amore e le future tappe del suo peregrinare. Proseguira' per la Cina e poi per il Sud Est Asiatico in un programma di circa 1 anno di viaggio....piu' o meno facciamo la solita strada, chissa' che non ci rivediamo da qualche altra parte. Pepito e' un ragazzo cileno arrivato invece qui alla UB Guesthouse pochi minuti dopo di me....anche lui gira il mondo da solo anche se in Russia ha trovato questa francese un po' sprovveduta che va sempre a cacciarsi nei guai. Adesso sono appena usciti per andare a Naraan Tuul, il mercato nero e ho detto a Pepito di tenere d'occhio la francese: se va in giro cosi', stasera quando torna a casa c'avra' un portafoglio e un passaporto di meno come minimo. Anche Pepito e' un tipo in gamba e finalmente ho chiacchierato in italiano visto che lui studia all'Universita' di Forli'....e'proprio simpatico. Stamattina alle 8 sono stato svegliato - nella mia vecchia Khongor Guesthouse dalla quale ho deciso di emigrare - dalle deliranti prediche di una insegnate venezuelana che insegna inglese in Cina. Premetto che non sono un fan sfegatato di Gesu' Cristo ma nemmeno un nemico anche son stato satanista in passato ed ho frequentato gente del genere giusto per far qualcosa. Chi mi leggera' magari sorridera' e avra' da ridire: "Uhhh ma come fai a credere a quelle cose, Dio non esiste, il Cristianesimo e' solo merda, pedofilia ed oppressione" (cose tra l'altro applicabilissime a qualsiasi altra religione, eh)....ognuno e' libero di credere o non credere ma sono convinto che un po' di religone e un qualcosa di superiore a cui credere, faccia bene alla gente. Sicuramente credere non fa piu' male che non credere. Pur non essendo un bravo cristiano - non vado mai a messa, bestemmio ogni 3 per 2, fumo, puntualmente disonoro il padre e la madre, se posso rubo e dico bugie....insomma manco a tutti i dieci comandamenti che se fossero 20 non adempirei neanche a quelli...ma perlomeno credo in (qualche forma di) Dio e, nel mio piccolo cerco di comportarmi bene col prossimo, di rispettare precetti di carita', comprensione, altruismo perche' per fortuna sono nato in una famiglia che mi ha sempre dato valori giusti. Semplici, forse, ma giusti e buoni. E di questo non posso che essere fiero. Provo rispetto ed ammirazione, addiruttura attrazione, per le altre grandi religioni (l'islamismo, il buddismo, l'induismo) pur vedendo in ognuna di tutte cose positive ma anche estremamente negative, non illudiamoci. Sono religioni piene di fascino, di storie e storielline carine. Mi ricordo Bikey e suo fratello Vinaya l'anno scorso mi raccontavano bellissime storielline sugli Dei induisti, su Shiva, Ganesh, la dea Laxmi...erano tutte fantasiose e colorate come le immagini sacre che si vedono dappertutto in Nepal e in India...per un momento, una notte a Kathmandu ho avuto una crisi religiosa fortissima di cui ancora non penso di esserne uscito completamente....a Tingri nel Tibet ho passato una giornata intera nel monastero buddhista, affascinato da quell'ambiente sommerso dall'oscurita', dall'odore dell'incenso e delle candele di burro di yak, dal silenzio rotto solo dalla monotona cantilena rirutale dei monaci e dal lieve tintinnare dei campanellini e delle ruote di preghiera. Tutto aveva un fascino indescrivibile, mi sembrava quasi di essere a casa, li in quel monastero, in mezzo a quel silenzio, a quel buio, a quell'odore di yak e di antico. Per giorni ho pensato che se non avessi trovato lavoro al mio ritorno in Italia, mi sarei fatto monaco buddhista e vissuto per sempre in un monastero, magari proprio li a Tingri, in quella bella piazza sterrata arsa dal sole novembrino dove c'e' una panchetta in legno sulla quale e' facilissimo addormentarsi crogiolati sotto i raggi del sole. Anche questa opzione rimane tutt'ora valida. Sono pensieri forse stupidi ma che mi fanno capire quanto importante sia la religione, il credere a un qualcosa di superiore: un Dio che ci guarda o un destino gia' scritto dagli Dei in altri tempi. Poi di che razza o colore sia, che forma prenda e quant'altro, non lo so. Purtroppo pero' la religione e' anche fanatismo e il fanatismo porta all'intolleranza, all'odio e alle guerre. Gli iraniani e i pakistani sono gente semplicemente fantastica, accogliente, amichevole, spiritosa, buona e generosa come pochissimi altri che ho conosciuto. Ma i talebani sono quanto di piu' oscurantista, retrogrado, cattivo, intollerante e fanatico l'Islam possa concepire. Gli stessi islamici ne sono consapevoli: l'islamismo in realta' non e' quella religione violenta ed intollerante come si crede in occidente. Gli Iraniani, ma ancora di piu' gli afghani sono principalmente sufisti come cultura e tradizione, cioe' seguono quella corrente islamica che non ritiene inconciliabile la religione col progresso e l'apertura alla modernita'. Intere province dell'Afghanistan, dell'Iran, del Pakistan ancora vivono questa visione tutto sommato conciliate, aperta, tollerante. Tradizionalmente, storicamente, sono sempre stati cosi' e appena possono cercano di aprire i loro paesi al progresso. Si narra come l'Iran e l'Áfghanistan degli anni '70 fossero paesi pieni di vitalita', di fermento culturale dove la gente ascoltava anche i Beatles e la letteratura, l'arte, il cinema fiorivano. Le donne viaggiavano senza velo e studiavano inglese e francese. C'erano ottimismo e fiducia nel futuro. Ma i talebani hanno preso il controllo e cercano di ributtare nel medioevo un popolo che si e' sempre mostrato aperto e tollerante, seppur nei limiti imposti dalla loro religione. Talebani adesso, comunisti prima, americani, russi, inglesi, invasori mongoli e unni....giochi di potere decisi sempre da qualcun'altro o da gente che ha interesse a che la popolazione rimanga nell'ignoranza e nell'oscurita'. Queste terre sono sempre state zone di conquista e di predominio da parte di popoli stranieri e quelle poche volte che i paesi hanno cercato di reggersi da soli e darsi una impronta moderna, democratica, aperta ecco che spunta un Khomeini o un Osama o un qualsiasi altro integralista che ributta questi paesi nel medioevo dal quale vorrebbero uscirne. Il libro "La terra di vento e di sabbia" racconta in modo semplicissimo e drammatico questa aspirazione del vero Islam ad un mondo piu' moderno. L'Islam non e' chiusura. Sono certi musulmani, capi religiosi e quindi anche politici che lo hanno portato ad essere cosi'. Allo stesso modo in India massacri tra buddhisti e islamisti sono all'ordine del giorno. A volte ci vanno di mezzo anche i cristiani. Massacri che ormai non fanno piu' notizia e sono spesso manovrati da interessi politici ed economici.

Nel 2004, a Bangbuathong in Thailandia io e il mio fratello si vide passare una camionetta piena di uomini armati di mitra fino ai denti...il giorno dopo si viene a sapere che nel paesino vicino erano stati trucidati 23 buddhisti cambogiani da parte di un gruppetto islamico, forse collegato al terrorismo indonesiano. Al telegiornale, visto la mattina al fast food mentre si faceva colazione, il primo ministro thailandese si lamentava che i massacri tra islamici e buddhisti avevano fatto circa 800 morti quell'anno. Forse era il caso di smettere anche perche' i turisti, gli stranieri si sarebbero sentiti "uncomfortable" in quella situazione. Ero un pò preoccupato per mio fratello perchè viveva li, a Bangbuathong, villaggio di immigrati cambogiani e laotiani a fianco di altri villaggi di immigrati indonesiani e musulmani. Le tensioni erano ogni giorno altissime. La religone quindi puo' portare al fanatismo e stamattina alle 8 mi veniva anche a me voglia di prendere 'sta tipa venezuelana a calci in faccia. Eppure per un macabro senso di autolesionismo sono stato li a sentire le sue storie deliranti...forse perche' erano giorni che non parlavo un po' veramente con qualcuno. E allora via con la storia di Salomone che alza tabernacoli e canta inni al Signore, via con la storia di Gesu' Cristo che e' radioattivo...cioe' ha le radiazioni....insomma il suo sangue e' radiatore, radiale....irradia, ecco, irradia felicita' e gioia. Non sapevo che Gesu' Cristo fosse andato all'inferno ("Jesus goes to hell"...potrebbe essere il titolo per una canzone, carino...) e che il Diavolo avesse provato a toccarlo ma non poteva. In quel momento Satana capi' che l'umanita' appartiene a Dio e il Diavolo e' solo una emanazione delle tenebre che si', esistono e sono in contrapposizione alla Luce, esistevano fin da quando esiste la Luce ma non sapevano di esistere finche' la Luce non ha dato loro consapevolezza della loro malignita'....capito? Io mica tanto.... ma, insomma cose del genere in cui tutto finiva in un minestrone di delirii.... La tipa sembrava parecchio eccitata quando parlava dell'Anticristo (El Anticristo, lo diceva in spagnolo) - cioe' sempre - e che la Bestia porta il marchio del 666 (questo lo sapevo anche io e, se non ricordo male, 666 in antico greco si scrive www.... questo lei non lo sapeva...1 a 0 per me) e che per comprare e vendere ci vuole il marchio dell'Anticristo (una licenza? un lasciapassare? dove si ottiene? all'ufficio del lavoro o alla camera di commercio? boh) e che ci sono 3 draghi che venderanno il leone (?) a El Anticristo. I tre draghi dovrebbero essere i traditori dell'Occidente, alleati di El Anticristo, suoi servi. Due sono morti, il terzo drago seppur ferito si riprendera' ma morira' comunque per far emergere definitivamente il Leviatano. Un drago - cioe' un traditore del bene - e' stato Saddam Hussein, che infatti e' morto. Mah...pero' ci puo' stare, era bello cattivello in effetti. Il secondo drago - morto anch'esso - era Gheddafi....Gheddafi, capito ?!? Ma dico io....con tutti gli psicopatici che ci sono stati...Hitler, Stalin, Pol Pot, Khomeini soltanto per citarne qualcuno degli ultimi 80 anni, senza tener conto di tutti quei dittatori dell'Africa nera o dell'America Latina (Pinochet, toh, eccone un'altro che mi sovviene)....ma che c'entra quel povero disgraziato di Gheddafi???? Ma che ha fatto alla fine di cosi' malvagio in confronto a un Pol Pot tanto per dirne uno? Mah....va di moda, e' morto da poco, e' ancora sulla bocca di tutti...quindi e' lui il secondo alleato dell'Anticristo, e' ovvio. E il terzo? A questo punto rimane Osama Bin Laden mi domando io, e' la risposta piu' scontata anche se, guarda caso, sono tutti islamici, non cristiani, quindi tutti servi della Bestia 666. Macche'....Osama non viene neanche cacato di strisico (ovvio, Gheddafi era molto peggio, eh...)...il terzo drago e' la Cina che vende le genti e le loro anime in cambio di soldi. Perche'? Eh perche' il simbolo della Cina e' appunto il drago, quindi tutto torna....capito? Ma per fortuna i 7 leoni (ma in realta' secondo lei dovrebbero essere 11) combatteranno il terzo drago, la Cina, e - seppur non impedendo l'ascesa di El Anticristo - perlomeno ne ritarderanno la venuta. I 7 leoni sono l'Europa...ma secondo lei le traduzioni dai libri antichi sono sbagliate perche' i leoni dovrebbero essere 11...11 come i paesi che diedero origine all'Europa Unita. Mi sembra ovvio: l'Europa Unita e' nata per combattere la Bestia. E chi e' a capo di questa coalizione? Ma ovviamente l'Inghilterra perche' il suo simbolo e' appunto il leone.... Europa cristiana vs Islamici e cinesi cattivi alleati con El Anticristo. Viva la tolleranza!!! Ragazzi...queste storie sono anche carine ma non puoi svegliarmi alle 8 di mattina e cacarmi il cazzo a questo modo. Forse e' anche per questo che ho deciso di trasferirmi qui alla UB Guesthouse...dove c'e' Pepito il cileno e l'argentino che e' un fan di Batistuta, una bella vasca da bagno e cucina, tv, dvd, libri....e sopratutto nessuna fanatica testimone di Geova che mi rompe i coglioni alle 8 di mattina....ah mi ha lasciato anche una rivista da leggere per illuminarmi: "Yes, I believe" scritta mezzo in inglese e mezzo in cinese per illuminare i servi gialli del dragone alleato a El Anticristo....forse non ha avuto molto successo ed ora e' qui in Mongolia a provare con 'sti tipi qui, anche loro ovviamente barbari, idolatri e pagani, quindi potenziali vittime di El Anticristo. Vabbe'....che dire? Le auguro successo. Buona Ulan Bator a tutti!

martedì 27 dicembre 2011

Il giro del mondo in bicicletta

Succede sempre cosi'. Quando sono incazzato con qualcuno o qualcosa ecco che arriva sempre una piccola occasione positiva che ti fa guardare il mondo con occhi diversi. O, perlomeno in modo piu' sereno. Allora mi chiedo: dobbiamo raggiungere sempre il livello di incazzatura massima per ottenere qualcosa di positivo?

L'occasione questa volta si chiama Amsterdam Kofe, un simpatico piano bar su Peace Avenue, a pochi passi dal National Department Store. Ci sono passato davanti una infinita' di volte e anche Kor, il mio unico amico quaggiu' mi aveva consigliato di farci un salto.
E' l'unico locale in citta', assieme al Pub Gran Khan (che fantasia, eh?) dove si riuniscono e si incontrano gli stranieri.
In effetti, appena entrato, capisci subito che questa non e' Ulan Bator ma e' un posto creato ad arte per accogliere i turisti. Le cameriere finalmente salutano e dicono grazie, parlano un ottimo inglese e sorridono. Se uno vi capita qui appena arrivato in citta' potrebbe anche illudersi che Ulan Bator e' un luogo accogliente. Se invece ci capiti dopo 2 settimane di giri a vuoto per locali dove nessuno neanche ti guarda in faccia, allora capisci come l'industria del turismo sa essere suadente ed ingannevole.

Comunque il locale e' carino, l'atmosfera rilassata e i prezzi decisamente convenienti. C'e' anche una bella libreria piena di libri da tutto il mondo. Ho trovato un libro in italiano portato - o forse dimenticato - da chissa' chi: "Il paese di polvere e di vento" della giornalista canadese-afghana Amida Ghafour. Bellissimo. Ho divorato i primi capitoli in un attimo, molto piu' velocemente che nel finire la mia tazza di cioccolata calda. E' la storia di una ragazza scappata in Canada all'eta' di otto anni che nel 2004, diventata ormai giornalista famosa, torna in Afghanistan per capire le speranze e le illusioni di un paese che momentaneamente sembra essersi liberato del giogo talebano. Non trova una risposta ai suoi dubbi ma scopre di essere legata ad una terra, ad un popolo che non ha mai conosciuto, legata ai drammi di una nazione che per secoli e' sempre stata vittima di giochi di potere altrui: inglesi, pakistani, russi, americani. La realta' e' sfuggente e mai univoca. Gli americani e i talebani stessi ora sembrano eroi, ora diavoli a seconda dei punti di vista dai quali si osservano.

Leggere questi primi capitoli mi ha messo un po' di disagio addosso: tornando a piedi verso la guesthouse non ho fatto a meno di riflettere sulla gente mongola. Forse anche qui sono tutti vittime di governanti, di giochi di potere che hanno solo confuso le menti delle persone. Il comunismo prima, il capitalismo e il modello americano poi, l'eredita' culturale di un popolo nomade che viene ora esaltata ora negata a seconda degli interessi.....la condizione disperata dell'Afghanistan post-2001 sospeso tra un tentativo di creare una repubblica islamica democratica, libera, religiosa ma aperta e tollerante verso il modernismo occidentale si scontra con il fondamentalismo oscurantista religioso di chi non ha interesse a che il paese cambi. La Mongolia sembra vivere la stessa contraddizione: da poco aperta alla democrazia dopo quasi 80 anni di comunismo non sa che direzione prendere. Fino agli anni '20 Ulan Bator era una citta' che non esisteva, un agglomerato di yurte dove abitavano solo lama e stregoni, mercanti e cacciatori nomadi che si spostava a seconda delle stagioni. Ulan Bator era una citta' itinerante, nomade come lo e' sempre stato il popolo mongolo, libero di scorazzare per le immense steppe in base al ciclo delle stagioni. 70 anni di comunismo hanno portato la citta', i palazzi stabili dove abitare, le Universita', i supermercati, i negozi, il treno. Hanno trasformato un popolo nomade in un popolo stanziale. Il capitalismo e la democrazia degli ultimi dieci anni hanno poi portato anche il benessere, la ricchezza, gli status symbol dell'occidente per chi ha saputo montare sul treno giusto del progresso. Ma il popolo mongolo, in tutto questo sembra aver smarrito la sua identita', le sue origini. E' sospeso tra un passato nomade, superstizioso, guerriero, oscuro dominato da demoni e spirti della natura e un futuro fatto di un inarrestabile progresso che porta con se una radicalizzazione sociale dove l'80% della popolazione non ha niente e il 20% ha tutto e di piu'. Il 25imo paese piu' povero del mondo e' governato da un 20% di elite che vive un tenore di vita altissimo, irraggiungibile anche per molti ragazzi italiani come me. A fianco di gente che vive ancora in baraccopoli che si perdono a vista d'occhio nella periferia sterminata della capitale, c'e' una ristrettissima cerchia di abitanti che si permette di vivere in appartamenti che costano centinaia di migliaia di euro. Non so se questo portera' a una radicalizzazione dei sentimenti religiosi come in Afghanistan o come nel mondo islamico dove la reazione talebana in realta' e' il segno di un profondo rigetto delle radicalizzazioni sociali che il capitalismo porta con se. Ma di sicuro il risentimeno e la frustrazione dell'80% della popolazione qui che non ha niente e che ogni giorno si vede sbattuta in faccia la ricchezza del 20% che invece ha tutto, non portera' ad un futuro roseo per il paese.

Il Caffe' Amsterdam comunque rappresenta l'isola felice per gli stranieri e per i mongoli benestanti. Leggo alcuni annunci interessanti nella bacheca. Qualcuno fa ridere, qualcuno fa pensare.
Ci sono annunci di appartamenti in affitto: bellissimi, meravigliosi, impensabili anche soltanto in Italia. Costano "solo" 1000 euro al mese. Per quanto sono splendidi, non e' niente: le foto ti fanno lasciare a bocca aperta. Per un mongolo della classe media, un operaio italiano diciamo, un affitto mensile corrisponde a circa 6-8 mesi di lavoro pieni. E' ovvio che questi annunci sono rivolti solo a quel 20% benestante o agli stranieri ricchi: insegnanti americani, manager occidentali, giornalisti, uomini d'affari, insopportabili neolaureati da college yankee pieni di soldi di papa' in tasca.

In un altro annuncio un ragazzo americano, si specifica 24enne, cerca ragazze mongole con cui condividere un appartamento. Vuole migliorare la sua conoscenza della lingua. Sicuramente non e' solo la lingua che gli interessa ma anche la passera. Sono convinto che tra 6 mesi il suo mongolo non sara' migliorato piu' di tanto ma in compenso avra' fatto progressi notevoli in altri campi delle relazioni interpersonali. Non gli sara' difficile come non sara' difficile trovare ragazzotte locali disposte ad aiutarlo.

Un bel foglio messo in evidenza attira pero' la mia attenzione piu ' degli altri. Una coppia svizzera, Xavier e Celine Pasche, lui ingegnere lei antropologa, saranno qui domani, 28 dicembre alle 8 di sera al Caffe' Amsterdam. Stanno facendo il giro del mondo in bicicletta e dopo 17,000 km eccoli arrivati a Ulan Bator. Mi ha colpito la loro sfida estrema. Loro che da 11 mesi ormai girano il mondo cosi', per la voglia di conoscere nuova gente e nuovi popoli, stanno arrivando in Mongolia nel pieno dell'inverno siberiano, in bicicletta. Al loro confronto io mi sento piccolo piccolo, miserabile viaggitore nelle comodita' tiepide di vagoni letto ferroviari. Cosa li spinge ad affrontare il freddo, la fatica, la fame, i pericoli, le montagne?
Io scrivo, scrivo, viaggio ma non concludo mai niente. Loro, in 3 righe spiegano tutto e sembrano aver capito tutto: la voglia di vivere cosi', in liberta', a contatto con le varie culture di tutto il mondo, senza chiedersi quando sara' l'ora di tornare a casa. Progettano almeno 4 anni di viaggi e forse non escludono la possibilita' di vivere sempre cosi'. Lui, un ingegnere, lei una antropologa che hanno deciso di essere liberi di conoscere il mondo.

Domani ci saro' anche io ad incontrarli. Nel Caffe' Amsterdam di Ulan Bator.



Ultimi giorni a Ulan Bator

Domani vado a fare il visto per la Cina. Non sara' una cosa facile, c'e' sempre qualcuno o qualcosa che ti mettera' i bastoni tra le ruote quando si tratta di avere a che fare con la burocrazia cinese.
Se tutto va bene il 6 mattina prendo il treno, destinazione Hohot, capitale della Mongolia Interna, destinazione casa di mio fratello se e' li. Senno' proseguiro' per qualche altra parte all'interno del Pianeta-Cina. Vediamo. A me basta andarmene via da questa citta' che si sta rivelando ogni giorno di piu' una delusione, soprattutto a livello umano.
Sono 2 settimane ormai che son qui e mi ritrovo a fare i conti con questa esperienza. I dati sono desolanti. Fino ad oggi ho conosciuto una sola persona a parte 3 o 4 ubriaconi che si sono sciolti come neve al sole. Per il resto neanche un "ciao", un "grazie", un "welcome", un sorriso. Niente.
I mongoli dicono di se' stessi che sono un popolo accogliente ed amichevole. Sara' ma a me non pare proprio, tutt'altro.
Vai nei negozi e nessuno ti dice "grazie", vai sempre a mangiare nei soliti posti e nessuno ti saluta. A Natale sono andato in una pasticceria dove fanno dei buoni dolcetti...ci passo spesso le giornate ma mai un sorriso. Neanche per Natale quando ho fatto gli auguri. Nessuna risposta, nessun sorriso.
All' American Burger c'e' un omone grosso che parla inglese - cioe' americano perche' qui il sogno di tutti e' andare negli USA e quindi imparano il dialetto del Massachuset o come cavolo si scrive o peggio ancora quello del Texas o della California. Tornando all'omone, finalmente qualcuno che parla inglese. "Di dove sei?" "Italiano" "Ah" e il discorso finisce li...anzi no, prima mi dice che gli italiani fanno schifo, poi al suo amico racconta che a Torino - citta' di merda secondo lui - la gente lo trattava male. Finito li. Sembra che i mongoli proprio non hanno nessuna voglia di comunicare con gli stranieri, anche quei pochi che parlano inglese. Nessuna curiosita', nessuna voglia di far sentire uno straniero a proprio agio. Tra di loro parlano, eccome, ma i pochi stranieri che ho visto sono sempre soli e isolati.
Almeno i maschi a volte due domande due te le fanno (Di dove sei, ti piace la Mongolia) ma le ragazze sono quanto di piu' triste e vuoto abbia mai visto in vita mia. Non un sorriso, non un ciao...ti guardano da lontano, magari sull'autobus ti vengono vicino per cercare un po' di sesso ma nessuna fa qualcosa per avviare una conversazione. Cercano solo sesso con lo straniero. Quel sesso vuoto, triste, annoiato, spento che dovrebbe riempire le loro vite amorfe per qualche minuto. Che attrazione c'e' in una ragazza che senza un sorriso ti si avvicina, comincia a agitare il dito e la lingua davanti a te per farti capire che ha voglia e poi la vedi in faccia e noti solo tristezza, vuoto, noia.... che felicita' c'e'? Forse ci deve essere felicita' ?
I giovani - che dovrebbero rappresentare il nuovo, l'apertura al mondo, l'allegria mi sembrano tutti cosi' privi di valori.
Sono gli ultimi nati, l'ultima generazione nata quando il paese era ancora un regime comunista. Forse questo significa qualcosa. Di sicuro hanno imparato a memoria alcune frasi imposte dall'ideologia di partito: la Mongolia e' grande, i Mongoli sono accoglienti, il nostro paese e' libero e felice. Rimasugli di imposizioni ideologiche comuniste che si radicano nel DNA e nel cervello della gente. Propaganda tanto rutilante quanto assolutamente slegata dalla realta'. Anzi: anche in Cina ho notato che piu' il Partito Unico insiste nell'inculcarti una ideologia in testa e piu' essa risulta falsa e totalmete contraria alla realta' dei fatti. Ma te ne convinci - e se non te ne convinci da solo, probabilmente hanno i mezzi per fartelo credere comunque.

Gengis Khan e' l'eroe nazionale...qui tutto e' Gengis Khan, qui la storia e' solo Gengis Khan, Gengis Khan e' l'unica cosa di cui la Mongolia e' fiera. Sembra che non sia esistito altro, ne' un altro importante re, ne' un altro personaggio famoso. Tutto e' Gengis Khan.
Ma Gengis Khan fondamentalmente era uno psicopatico represso che da bambino ha ricevuto sevizie e torture - fisiche e psicologiche - mostruose. Da grande ha sfogato la sua repressione su praticamente tutto il mondo conosciuto allora. Ha ucciso senza pieta', ha sterminato e conquistato col sangue intere popolazioni, ha governato con un terrore e una violenza inaudite. Perche' aveva una rabbia e un dolore dentro smisurati, perche' ha avuto una infanzia in cui ha conosciuto solo odio, sopraffazione, violenza, ferocia. Sarebbe stato un imperatore comunque, ma se avesse avuto una giovinezza piu' normale forse avrebbe regnato su mezzo mondo con sistemi piu' umani. Ma tant'e'. Gengis Khan e' l'eroe nazionale, il simbolo di tutti i mongoli, l'esempio da seguire. I mongoli sono fieri di lui. "Era un grande personaggio perche' era forte e spietato, ha dominato col sangue e col terrore, noi siamo fieri di lui" mi ha detto l'unico amico che ho conosciuto qui.
Ecco, in queste parole si riflette lo spirito dei mongoli di oggi: gente fredda, che non chiede ma esige, che non guarda in faccia a nessuno e men che mai dice grazie o ciao. I veri uomini non he hanno bisogno. I veri uomini prendono quello che vogliono e quando vogliono. Con le donne, con gli altri. Questo significa essere un vero uomo qui, come lo era Gengis Khan.
E allora nessuno dice grazie e nessuno dice ciao perche' un vero uomo no lo fa ma lo esige dagli altri. Da botte e spintoni senza neanche voltarsi ma si incazza se uno straniero le da a lui e prentende le scuse.
I giovani vivono una situazione spaventosamente vuota: pur mantenendo questo carattere chiuso, ermetico, asociale, vedono il modello consumista americano come l'unico valore moderno al quale puntare: e allora feste, party, scopate libere coi primi che capitano, bevute, vita over the line a tutti i costi e a tutte le ore. L'America e' qui ma se chiedi cosa significa per loro l'America ti rispondono che non lo sanno. Forse automobili grosse, forse party a tutte le ore, forse sesso libero e musica. Non ci pensano. Un vero uomo non pensa, agisce.
Le ragazze, tornando sempre a loro, sono il simbolo di tutta questa generazione vuota e fatta solo di apparenza. Ti guardano come per dirti: "sono bella, prendimi e scopami" ma non te lo dicono. L'uomo deve conquistarla....magari tirando subito fuori l'uccello piuttosto che iniziare una conversazione. Non gli garba conversare, vogliono andare subito al sodo, anzi al duro.
L'altro giorno c'era un insegnante americano sulla 50ina assieme a una ragazzina carina, sua studente, li alla pasticceria. In due ore lei avra' detto 3 parole: Si, No, Non lo so.
Alla fine lui - che poteva essere suo padre o forse anche di piu' - le ha detto papale papale di andare a casa sua...lei si e' alzata, lo ha preso sotto il braccio e sono andati via. In queste due ore aveva parlato solo lui. Ed e' stato fortunato. Io questi "Si", "No", "Non so" sono riusciti a strapparli solo in 7 mesi alle mie conoscenze su internet.
Qui tutto e' Corea del Sud e mi chiedo come mai. Dappertutto vedi prodotti coreani, negozi coreani, ristoranti coreani, commessi che parlano solo coreano, scritte in coreano, ragazzi e ragazze che hanno nomi coreani. Perche'?
La Mongolia odia la Cina, la Cina odia la Mongolia. La Mongolia odia la Russia, la Russia odia la Mongolia. Forse la Corea, che e' lontana e piccola rappresenta la loro valvola di sfogo: e' lontana, e' piccola, possiamo imporre il nostro interesse e la nostra amicizia su di loro visto che i nostri vicini piu' grandi e grossi di noi ci odiano e noi odiamo loro. Pero' se chiedi a un giovane come mai tutti amano cosi' morbosamente la Corea tutti (cioe' i 3 gatti con cui ho parlato in 2 settimane) rispondono: "Perche' ci piace"....cioe' mi piace perche' mi piace, non ti basta come risposta? Neanche loro sanno il perche' e probabilmente neanche glie ne frega di saperlo.

Bene o male ho girato tutta l'Asia e la Mongolia non posso dire che sia piu' brutta di altri paesi: Ulan Bator assomiglia ad una comunissima ed anonima citta' cinese qualsiasi, dove non c'e' niente di utile e di interessante da vedere ma strabocca di ristoranti e pub. Il paesaggio e' ostile e freddo ma in estate sicuramente deve essere bellissimo. La citta' e' decisamente piu' pulita di qualsiasi altra citta', per esempio, cinese. Il traffico, per essere in Asia e' abbastanza responsabile, sicuramente piu' civile di quello cinese anche se lontano comunque dai canoni europei. Il rispetto per gli altri utenti della strada ancora e' un concetto sconosciuto ma se non altro la gente rallenta o si ferma quando qualcuno cerca di attraversare la strada. C'e' pulizia sui marciapiedi e la gente non insudicia dappertutto dove capita, come in Cina. Le persone sembrano anche educate e per bene. Ma allora cosa non va?
La Cina sara' un paese con tanti problemi, sara' sudicio, cialtrone, grezzo, maleducato, ignorante, egoista (in Mongolia la gente, checche' se ne dica non e' egoista, non pensa a tirartelo nel culo e non cerca di fregarti i soldi) ma sicuramente la gente e' piu' cordiale. In Cina la gente viene a salutarti, a dirti ciao, a chiacchierare con te, a offrirti sigarette, a curiosare tra le tue cose, a spettegolare...anche se non parlano una parola di inglese e sanno benissimo che tu non parli una parola di cinese, comunque vogliono fare chiacchiera a tutti i costi, ti fanno sentire vivo, al centro dell'attenzione, i bambini vengono a giocare con te e i genitori sorridono.
Qui....niente...neanche i bambini ti guardano. O se ti guardano, lo fanno con quello sguardo vuoto, quasi ostile, sicuramente indifferente che hanno poi anche quando crescono. I genitori non sorridono ne' muovono un dito, men che mai parlano coi loro figli. Qui, per quanto educati che siano, nessuno ti sorridera' mai. Sei uno straniero, un fantasma, non esisti.
Per i mongoli questo significa che sono abituati agli stranieri. A me sembra solo che facciano di tutto per ignorarti.
Mi hanno detto che fuori da Ulan Bator la situazione e' migliore, la gente accogliente. Lo spero, anche perche' e' obiettivamente difficile che la situazione sia peggiore che nella capitale. Tutte le capitali asiatiche, bene o male, sono inferni fatti di gente vuota e di apparenza.
"Kathmandu is hell" mi diceva il mio amico Bikey a Mahabouda. Le capitali, col loro benessere, il loro lusso, la loro America attraggono e seducono, illudono e abbagliano. Offrono status symbol e agiatezza a chi se li puo' permettere. Tutti sono troppo indaffarati a comprarsi un megatvschermo al plasma o un nuovo vestito da sfoggiare al party per pensare al prossimo. Le capitali asiatiche sono i falsi templi, simulacri di un benessere fatto di apparenza e di nessuna sostanza, fatti di egoismo spendereccio e di indifferenza per il prossimo.
I giovani di Ulan Bator stanno vivendo questo momento magico: finalmente possono fare party liberamente, finalmente ci sono migliaia di pub dove ubriacarsi, finalmente possono vivere come gli americani. E allora, cosa glie ne frega di dire "Grazie" a chi ti apre la porta o "Scusa" se ti sbattono contro? Hanno cose piu' importanti a cui pensare, non hanno tempo per gli altri. Men che mai per gli stranieri.
Tra pochi giorni il treno mi portera' a Hohot, Cina. Non chiamiamola Mongolia Interna perche' senno' qua si incazzano.
Ero venuto con belle speranze e tanti ideali, ma mi sento tradito fin nel profondo.

"Sono arrivato a Ulan Bator finalmente, ci vediamo un giorno?"
"Hai la webcam?"
"No...ma ci possiamo scambiare i numeri di telefono e poi ci vediamo"
"No chat? "
"Beh visto che sono qui preferisco vederti dal vivo"
"Welcome to Mongolia. Goodbye"

domenica 25 dicembre 2011

La Transiberiana con due lire in tasca....

Il sogno di molti viaggiatori e' sicuramente fare la Transiberiana almeno una volta nella vita. Fortunatamente io sono riuscito a realizzare questo sogno - magari non nel periodo migliore dell'anno, ma tant'e' - e me la sono cavata veramente con pochi soldi.
Vorrei dare un po' di consigli a chi intende intraprendere questa avventura ma mi rendo conto che esistono tante Transiberiane, tante soluzioni possibili che corrispondono alle esigenze di ogni singolo viaggiatore. Io, che come priorita' ho sempre quella di spendere il meno possibile e di stare il piu' possibile a contatto con "la vera gente" come diceva un simpatico ragazzo inglese su a Helsinki, sono riuscito nel mio obiettivo, cavandomela con pochissimi soldi, con una full immersion tra persone "vere" di moltissime etnie, stringendo amicizie, sperimentando amori tanto belli quanto impossibili e - visto che ci siamo, perche' no - c'e' scappata anche una trombatina con il mio nuovo amore russo, Tatiana, conosciuta appunto sulla mia stessa carrozza.

Piu' che consigli vorrei raccontare come ho organizzato questo viaggio di modo che se qualcuno ha tanta voglia ma pochi soldi da investire, puo' seguire queste indicazioni che dovrebbero essere valide fino a un nuovo aggiornamento da parte delle ferrovie russe. Prezzi ed orari sono aggiornati al Dicembre 2011 e dovrebbero essere validi fino a Primavera 2012 perlomeno.

Allora, via con orari, costi, coincidenze e sistemazioni!

Per prima cosa e' necessario un visto sia per la Russia che per la Mongolia. E' consigliabile, anzi e' obbligatorio fare prima quello per la Mongolia altrimenti al Consolato Russo possono fare storie. La burocrazia russa e' ancora di stampo tipicamente comunista e quindi bisognerebbe fornire indirizzi dove abitare in Russia, citta' che uno intende visitare, nomi di hotel o lettere di invito. Tutte cose inutili e che richiederebbero tempo e bestemmie. Se invece fate domanda per la Visa russa avendo gia' sul passaporto il visto per la Mongolia risolverete tutto in maniera semplicissima: a quel punto il consolato russo sa che viaggerai in treno, la tua residenza sara' il treno e non hai bisogno di nessuna lettera di invito. Quindi: visto per la Mongolia innanzitutto. Con quello, ottenere un visto per la Russia diventa un giuoco da ragazzi.

Il visto per la Mongolia io l'ho fatto al Consolato Mongolo di Kirkkonummi, 40 minuti di treno a Ovest di Helsinki. In Italia non saprei dove indirizzarvi (controllate Internet, scansafatiche!) e si ottiene in circa 5 giorni lavorativi per una 40ina di Evri. Se scegliete di richiedere il visto veloce perche' magari avete fretta di ottenere successivamente quello per la Russia, allora non c'e' niente di piu' semplice: con 84 Euri, sempre al consolato mongolo di Kirkonummi, vi applicano l'adesivo sul passaporto immediatamente, sul momento, senza aspettare neanche un'ora di piu'. Io ho scelto questa ultima soluzione: sono andato li col passaporto bello bianco nelle pagine che mi servivano, soldini contati (in realta' mancavano 4 euro ma la signora consola mi ha fatto lo sconto...figura di merda...) e, tah, ecco li il bell'adesivo del Visto mongolo della durata di 1 mese estendibile per un'altro mese direttamente in Mongolia.

Il Visto russo invece e' un casino, come gia' accennato....vi sconsiglio altamente di andare all'Ambasciata o al Consolato. Amici e gente che lo hanno fatto mi hanno raccontato di funzionari scontrosi, maleducati e comunisti inquadrati che fanno finta di non parlare inglese o vi mettono una serie infinita di bastoni tra le ruote. E' molto meglio rivolgersi allora a qualsiasi agenzia di viaggio russa che ci puo' essere a Helsinki (nel mio caso, visto che ero li....) dove si paga giusto un sovrapprezzo di 1 o 2 euro per la commissione. Generalmente il Visto e' pronto in circa 8 giorni lavorativi, quindi fatevi bene i conti. Dura 1 mese e deve essere accompagnato da una assicurazione personale obbligatoria che viene emessa assieme al visto. Tale assicurazione ha la durata del visto o puo' durare meno, lo decidete voi: in ogni caso deve coprire assolutamente tutti i giorni che intentete passare in Russia, non uno di meno. Io l'ho fatta di 2 settimane benche' il mio visto durasse 1 mese perche' sapevo che 2 settimane sarebbero state piu' che sufficienti per attraversare il paese. Ma guai se la vostra assicurazione scadesse quando ancora siete in Russia. Cosi' come per il visto, viaggiare coi documenti scaduti in Russia signifca candidarsi al suicidio o a un posto in quei gironi danteschi che sono le galere ex (neanche tanto) comuniste.
Occhio anche alla Milizia russa....evitateli se possibile perche' potrebbero chiedervi i vostri documenti con qualsiasi scusa e non renderveli finche' non gli pare a loro. Di solito, se sanno che devi prendere il treno e hai fretta, vogliono essere pagati per renderti i documenti in tempo. Non hanno nessun altro motivo di controllare e trattenere i vostri documenti se non quello di spillarvi dei soldi. Comunque basta evitarli anche se io a San Pietroburgo e Mosca ne ho conosciuti di simpatici e tranquilli. Dipende, ma in genere e' meglio starne alla larga.

Tornando ai documenti, non preoccupatevi: i moduli per l'assicurazione vi vengono forniti assieme a quelli per il visto e quando ritirate il passaporto, vi consegneranno anche questo foglio verde che non dovete mai perdere finche' siete in Russia.
E' abbastanza ovvio far presente che IN NESSUN CASO si puo' fare il visto per la Russia (ma anche per la Mongolia e la Cina) al confine. Si entra col visto gia' pronto, scordatevi di farlo appena siete alla frontiera. Si puo' fare in India, in Nepal, in altri paesi dell'Asia ma non pensate neanche per un secondo di poterlo fare a due passi dal confine russo.
Un'altra cosa importantissima che ripeto ancora perche' e' fondamentale: non sognatevi di poter stare in Russia anche per un solo giorno in piu' rispetto alla scandenza prevista sulla vostra Visa. Le leggi per chi sgarra sono rigorosissime e andrete solamente incontro a casini di tipo kafkiano e molto probabilmente vi sbatteranno in galera finche' gli parra' a loro, nessuno parlera' inglese per aiutarvi e le telefonate alle vostre ambasciate ve le faranno fare quando gli pare a loro. Se gli pare, altrimenti zitti e non aprite bocca perche' peggiorerete soltanto la vostra situazione.

Detto questo preparatevi ad affrontare la Russia con una idea ben chiara in testa: nessuno parla inglese, tutto e' scritto in russo. Alle stazioni, nei negozi, sul treno....quindi abituatevi, cercate di imparare qualche parola e soprattutto cercate di saper perlomeno leggere i caratteri russi. Io, per fortuna, li so leggere fin da bambino quando mi capito' tra le mani una copia della vecchia e gloriosa PRAVDA, il quotidiano del Partito, tutto ovviamente scritto in cirillico stretto.

Per chi parte da Helsinki la soluzione migliore e' raggiungere San Pietroburgo (in finlandese: Piteri, in inglese Saint Petersburg) con i piccoli bus privati russi. Costano poco, sono veloci e si fermano lungo strada ai vari supermercati e negozietti per fare una sosta. Se vi fidate, ve la cavate con circa 15-20 euro contro i 25-30 degli autobus di linea finlandesi.

Quali sono i vantaggi? Il prezzo sicuramente e la velocita'
Quali sono gli svantaggi? Innanzitutto viaggerete con gente che molto probabilmente non sapra' una parola di inglese (perlomeno in inverno chi va da Helsinki a S. Pietroburgo sono quasi tutti russi, mentre in estate potrete trovare anche compagni di viaggio di altre nazionalita'). Fare 8 ore di viaggio con compagni del genere potrebbe non essere piacevolissimo. Dormite o scrivete e il tempo passa in fretta. Una cosa sulla quale c'e' da stare attenti sono i vostri bagagli: vi consiglio di caricarli sul minibus pochi minuti prima di partire. Non si sa mai. L'autobus potrebbe partire senza di voi ma col vostro bello zaino li che vi dice "ciao, ciao" oppure qualcuno potrebbe infilare qualcosa di illegale o prodotti di contrabbando a vostra insaputa, magari quando nell'attesa andate a farvi un panino o comprarvi qualcosa da mangiare prima di partire. Occhio, i russi non sono cattivi, anzi, ma ci puo' essere qualcuno che vuol fare il furbo a spese vostre.

Gli autobus russi partono a varie ore da dietro la metropolitana di Kamppi, dove c'e' un grosso videonoleggio di DVD tutto giallo. Ce ne sono diverse di compagnie: vi consiglio di girarvele tutte qualche giorno prima per sapere qual'e' quella che vi chiede il prezzo migliore.Gli autobus di linea finlandesi, grossi, comodi, moderni, invece partono proprio da dentr la metro di Kamppi, e' impossibile sbagliare. Ci sono a qualsiasi ora ma sono generalmente piu' lenti dei piccoli van russi: questi ultimi viaggiano piu' o meno velocemente a seconda del grado alcoolico del conducente ma in genere impiegano meno tempo degli autobus ufficiali.

Al confine - zona squallidissima dominata dal niente assoluto - rischiate di perderci un paio d'ore....non preoccupatevi, godetevi il bruttissimo paesaggio nel frattempo. I funzionari russi non m'hanno rotto le scatole per fortuna, quindi se vi fate gli affari vostri anche loro si fanno i loro affari. Basta soltanto che i vostri documenti siano in regola.
Superato il confine, dopo 3-4 ore siete alla Stazione di San Pietroburgo. Se l'autobus non va direttamente li, potete sempre chiedere all'autista di portarvici comunque. Dipende da dove scende l'ultimo passeggero: ma se siete gia' vicini alla stazione, l'autista non fa obiezioni nel portarvi fin la.

Vediamo due orari:

Io ho preso l'autobus da Helsinki con partenza alle ore 13.00 e arrivo alla stazione Moskovskyi di San Pietroburgo alle 19.00 circa locali.
Attenzione! Su TUTTI gli autobus russi, come su TUTTI i treni russi come dappertutto in Russia viene indicato l'orario ufficiale di Mosca che e' 1 ora avanti rispetto a Helsinki e non tiene conto dei 7/8 fusi orari diversi che attraverserete. Qualsiasi orario ufficiale che vedete e' sempre quello di Mosca.
A quell'ora avrete circa 3 ore e mezza per riposare, cominciare ad orientarvi nel Pianeta-Russia dove tutto e' scritto in cirillico, mangiare qualcosa e comprare il biglietto per la prima vostra vera destinazione in treno: Mosca, Moskva, Mockba.

La soluzione migliore e' prendere il Treno 055A che parte alle 00.40 dalla Stazione Moskovskyi di San Pietroburgo e arrivare a Mosca la mattina successiva alle ore 09.53.

San Pietroburgo - Mosca
Treno 055 A
00:40 - 09:53
Costo: 750 Rubli (18,5 euro)

Una cosa importante: la stazione di San Pietroburgo dove prendere il treno per Mosca si chiama Moskovskyii. Arriverete a Mosca alla stazione Leningradskyii (che e' il vecchio nome di San Pietroburgo). I nomi delle stazioni in Russia indicano le destinazioni dei treni, chiaro?
Il costo del biglietto e' di 750 Rubli (18,5 euro) per la Terza Classe. E' quello piu' economico di tutti.Ci sono moltissimi treni che arrivano a Mosca ma, se volete risparmiare il piu' possible prendete le terze classi su questi treni, sono quelli piu' economici:

(tra parentesi e' indicato l'orario di partenza da S. Pietroburgo e quello di arrivo a Mosca)

-029A (22:00 - 05:11)
-055A (00:40 - 09:53)
-117A (01:40 - 10:14)

costano tutti 750 rubli in terza classe (18,5 euro) e viaggiano di notte per arrivare in mattinata nella capitale. Cosi' risparmiate anche sull'alloggio notturno.
Il treno sul quale ho viaggiato io, il 055A era ottimo anche nella terza classe: la mia cuccetta letto pulitissima, carrozze moderne e ottimo servizio bar/ristorante (sebbene un po' caro, ma solo relativamente per gli standard russi). Mi ci sono trovato benissimo e non sembrava assolutamente di essere in Terza Classe se non per il fatto che tutte le cuccette letto sono aperte, cioe' non sono in cabine separate. Ma e' l'occasione migliore per socializzare coi vostri compagni di viaggio, cenare e fare colazione insieme la mattina, scambiare due chiacchiere.

Arrivate a Mosca in mattinata alla Stazione Leningradskyii.
Il treno per la Siberia e' alla Stazione Kazhanski, che e' esattamente di fronte, sull'altro lato della piazza. Impossibile sbagliarvi.Tenete conto comunque che la piazza della stazione e' un luogo abbastanza malfamato e il sottopassaggio che unisce le due stazioni e' frequentato da gran brutta gente. Occhio. Inoltre tanto bella e' la Leningradskyii, tanto squallida, fredda, brutta e deprimente e' la Kazanskyii. La gente che vi sosta fuori, ma anche quella dentro e' in linea con questi canoni estetici. Ri-occhio.

Ora, da Mosca (ma anche da San Pietroburgo) uno puo' scegliere tutte le soluzioni che meglio crede. Io non ho voluto perdere tempo a girarmi ne' l'una ne' l'altra citta' perche' a Dicembre con la neve e il vento che sbattono in faccia non e' certo il periodo migliore per farlo. Quindi non appena arrivato a Mosca ho pensato subito a comprare il primo biglietto disponibile per Ulan Ude, ultima citta' russa al confine con la Mongolia, in Buriazia, Siberia meridionale.
Perche' ho comprato il biglietto per Ulan Ude? Semplicemente perche' se lo avessi comprato direttamente per Ulan Bator o se lo avessi comprato per Irkutsk (sulle sponde del Lago Bajkal) e da li avessi proseguito per la Mongolia, mi sarebbe costato di piu'.

Comunque, queste le 2 soluzioni piu' interessanti ed ovviamente le piu' economiche che ho trovato per raggiungere Ulan Ude in terza classe:

Mosca - Ulan Ude

Treno 350 Ch
Costo: 108 euro
Orario: 13.55 (10/12) - 17.57 (14/12). 5 giorni di viaggio.

oppure

Treno 082 I
Costo: 114,24 euro
Orario: 13.10 (10/12) - 10.31 (14/12). 5 giorni di viaggio.

Io ho preso il treno 082 I anche se costava 6 euro in piu'...volevo arrivare la mattina presto perche' non sapevo che soluzioni ci fossero da Ulan Ude a Ulan Bator.
Volendo uno potrebbe fermarsi a Irkutsk, che e' molto piu' bella e potete godere la splendida vista del Lago Bajkal, il lago piu' profondo del mondo e la piu' granderiserva mondiale di acque dolci del pianeta, in un panorama semplicemente meraviglioso. Da li potrete proseguire in treno fino a Ulan-Ude, comunque, che dista circa 7 ore se non sbaglio.

Vi fornisco la soluzione per il viaggio (terza classe) S. Pietroburgo - Irkutsk, per chi fosse interessato:

St. Petersburg - Irkutsk

treno 010 I "Baikal"

Partenza: 16.32
Arrivo: 12.06 (5 giorni di viaggio)
Costo biglietto terza classe: 167,45 euro

Come soluzione non e' convenientissima, come vedete, visto che poi dovete comunque comprare il biglietto fino a Ulan Ude e da li proseguire per Ulan Bator. In tutto, se pensate di fermarvi a Irkutsk a vedere le bellezze del panorama, vi verra' a costare una 50ina di euri in piu' rispetto a quanto ho speso io da San Pietroburgo a Mosca e da Mosca a Ulan Ude.

Da Irkutsk a Ulan Ude non so quanto costa il biglietto, ma da Irkutsk a Ulan Bator in terza classe e' di circa 30 euro.
La soluzione migliore per chi intende fermarsi a Irkutsk per una visita della citta' e poi proseguire per la Mongolia e' prendere questo treno qui:

Treno 362 (Irkutsk - Ulan Bator)
Partenza: 22.13 (14/12)
Arrivo: 06.10 (16/12)
Durata: 34 ore circa. Arrivate il terzo giorno, praticamente
Costo: 30 euro circa.

Comunque anche Ulan Ude merita una visita: nella piazza Sovetov ci sono delle meravigliose statue di ghiaccio e poi le ragazze buriate sono semplicemente stragnocche.

Da Ulan Ude potrete prendere il bus, che parte alle 7.10 la mattina davanti al Teatro di Piazza Sovetov, la principale piazza del paese, dominata dalla stuatua della testa di Lenin piu' grande del mondo.
Il biglietto lo potete comprare proprio li in piazza, all'angolo con Ulicha (Via) Lenina - che fantasia - presso l'agenzia di viaggi "Na-Mar Tour/Juulchin World Tours/Vostok Trans" (sono tutti la solita agenzia, nel medesimo ufficio).La vedete benissimo perche' e' proprio al pianterreno. Se avete la testa di Lenin di fronte a voi, la troverete sul lato destro della piazza, alla base di un grande edificio a vetri.
La tipa parla benissimo l'inglese ed e' anche carina (ci ha provato con me e io altrettanto...) , quindi fare il biglietto e' semplicissimo. Di solito tutti quelli che vanno in Mongolia, per affari, per viaggi, per lavoro, comprano il biglietto alle agenzie turistiche perche' sono gli unici posti dove si puo' trovare. Al massimo ci sara' 1 euro di ricarico sopra rispetto al costo effettivo, niente di che.

Potete passarvi una giornata a Ulan Ude, non e' male e soprattutto potete andare a mangiare proprio dietro l'edificio dell'agenzia turistica dove c'e' una splendida Yurta-ristorante. Meravigliosa, bellissima e si mangia bene. I tipi parlano un inglese primitivo ma funzionale. E l'ambiente e' veramente magico.

Un ottimo supermercato sempre li in piazza Sovetov (diciamo 100 metri a diritto dell'agenzia di viaggi, in direzione della strada che sale leggermente) e' aperto 24 ore su 24 e ci troverete veramente tutto: salciccie, formaggi, birra, carne, biscotti del Mulino Bianco e tortine della Balconi di cui a casa in Italia ho sempre gli scaffali pieni. Il viaggio in autobus a quel punto non dovrebbe esservi di grosso patimento.

Arriverete a Ulan Bator in circa 12 ore. In treno ce ne vogliono circa 24. Fate voi.
Il biglietto per l'autobus costa circa 10 euro. I controlli alle due dogane (russa e mongola) sono lunghi, noiosi e micidiali se arrivate d'inverno come ho fatto io.Armatevi di pazienza, di caffe' caldo e di guanti perche' fa veramente un freddo cane. Freddo che vi accompagnera' per tutto il viaggio e al quale dovrete abituarvi presto perche' una volta a Ulan Bator forse fara' ancor piu' freddo. Si parla di temperature intorno ai -25/-40 in Dicembre e Gennaio.

A Ulan Bator poi arrivate di sera e potete prendete un taxi abusivo - ce ne sono a decine li dove arrivera' l'autobus dalla Russia - che vi portera' a una guesthouse.
Di solito i taxisti parlano un inglese rudimentale e sono quasi tutti al soldo di questa o quella guesthouse. Io ho scelto la Khongor, che nun costa un cazzo (5 dollari a notte), e' proprio nella zona centralissima della citta', cioe' in Peace Avenue dove c'e' TUTTO quello che ci puo' essere a Ulan Bator ed e' sempre piena di stranieri: turisti o volontari che abitano proprio qui.Volendo dalla fermata dell'autobus se uno vuole risparmiare, potrebbe arrivarci anche a piedi. Sempre tutto a diritto fino all'immenso incrocio di Piazza Shukbatar, la piazza piu' famosa della citta' dove c'e' una specie di Partenone con un buddha giganteco seduto nel mezzo.Sulla vostra destra c'e' un altissimo edificio in vetro a forma di vela, l'altro grande simbolo della citta'. Li girate a sinistra e siete subito in Peace Avenue....fate 300 metri, passate davanti al National Department Store e 100 metri piu' avanti, dove c'e' l'insegna luminosa verde di una farmacia c'e' la palazzina della Khongor Guesthouse.

Questo e' stato tutto il mio viaggio in Transiberiana da Helsinki via San Pietroburgo, Mosca, Ulan Ude....ho speso la bellezza di 156 euro circa viaggiando per 8 giorni in terza classe o su autobus scassati, facendo conoscenza di un sacco di gente simpatica e persino trombandomi una meravigliosa russa (di cui poi mi sono innamorato) in una cabina trovata vuota in prima classe.
Non mi sono pentito della scelta fatta perche' - come diceva quell'inglese sudicione che studia all'accademia d'arte di Helsinki - viaggiando in terza classe si e' a contatto con la gente vera. Ed era proprio quello che volevo.

Ho visto che ci sono agenzie che per soli 25.000 euro ti danno camera privata in prima classe con letto matrimoniale, tv, stereo, colazione, valletti, sistemazione in albergo a Mosca, Ekaterinenburg e Irkutsk...potrebbe essere anche quella una bella esperienza ma neanche io posso dire di essermi lamentato.

Se avete domande da fare, saro' lieto di rispondervi o di aiutarvi!

Natale a Ulan Bator 2

Mongolia, Ulaanbaatar: eccolo qua il Natale.....strade deserte di sera, e' mezzanotte passata. I ristoranti sono ormai tutti chiusi, si salva solo il "Venezia", il "Chung Chong" ristorante coreano sporchissimo e miserabile e un buuzzorante (fast food dove mangiare i Buuz, i ravioloni ripieni di carne tipici di qua). Al "Venezia", praticamente spopolato un giovane cliente in camicia bianca e cravatta pastrugna la passera di una cameriera che, come tutte le donne quaggiu', rimane passiva e immobile.
Traffico sotto la norma e comunque sembra una notte qualsiasi di un giorno della settimana qualsiasi.
Non piu' di una cinquantina di persone incontrate sulla Peace Avenue in circa 1 ora: alcuni signori di mezza eta', un gruppetto di giovanotti ubriachi, qualche entita' sparsa e isolata e una ragazzina in attesa di un taxi clandestino che mi vocia qualcosa e poi mi manda a fanculo non appena capisce che io non capisco il mongolo.
Due tipi annoiati sono stravaccati su delle poltroncine dentro un locale inidentificabile: un ufficio? un parrucchiere? un ristorante? un bordello? Le loro facce non tradiscono nessuna emozione positiva a parte noia, indifferenza, apatia, vuoto.

Due botti di petardi in lontananza, echi remoti, portati dal vento.
Una camionetta della polizia accende per un secondo le sirene e poi scivola sull'asfalto ghiacciato per un lungo tratto dopo una frenata secca.

Uno straniero con la sua ragazza si fa accompagnare svogliatamente da una giovane mongola verso chissa' quale locale: sembrano tutti abbastanza sfavati e la mongola cammina molti passi davanti a loro con aria insofferente e seccata.

Alla mia guesthouse i due finlandesi se ne stanno sul divano a organizzare il viaggio in Cina. Un nuovo tipo americano chatta su Facebook.

Ed io me ne sto qui a fumarmi una sigaretta, osservando dalla finestra un miserabile giardinetto ghiacciato.

Tutta qua la notte di Natale di Ulaanbaatar.








sabato 24 dicembre 2011

Due mesi fa, oggi

Due mesi fa, oggi, moriva un bravissimo ragazzo. E moriva in Malesia, quella terra calda e bella che tanto amava e che tanto gli ha dato e negato: la' ha vinto il suo titolo mondiale e la lo ha perso l'anno successivo per colpa di una gomma bucata.
E' strano come il destino spesso si leghi ad un posto in particolare. E come i destini di piu' persone si incrocino in quel determinato posto.
Io ero li a Kuala Lumpur quando Marco vinse il titolo, e li pensavo di tornarci quest'anno a fare un giro. Adesso non so se ci tornero' o con quale sentimento vi arriverei. So soltanto che e' una ferita che ancora non si e' rimarginata e mai lo sara' completamente.
C'e' chi muore per raggiungere un sogno e chi muore senza averne mai avuto uno.
Addio caro ragazzo, che la calda terra malese ospiti sempre il tuo bel sorriso.


venerdì 23 dicembre 2011

Un palloncino giallo

E'quanto mi rimane di lei, assieme al ricordo del suo sorriso, dei suoi occhi verdi un po' malinconici, del suo sapore e del suo profumo. Dasvidania strana ragazza che vai a giro con tanti palloncini gialli. Uno di loro mi ha seguito fino a Ulan Ude ed adesso e' li nel mio zaino, alla Khongor Guesthouse di Ulan Bator. Dasvidania moj liubliu.


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Natale a Ulan Bator

Come tutte le citta' del mondo anche Ulan Bator si sta preparando al Natale. E lo fa a modo suo, con quell'atteggiamento che ho imparato appena a conoscere in questi giorni: freddo distaccato, indifferente. Come in tutte le altre citta' del mondo anche qui la gente compra, compra, compra: vestiti di lusso, megaschermi al plasma da 200.000 pollici, regali per gli altri. Lo State Department Store in Peace Avenue e' pieno di clienti fino a scoppiare, ma questo accade ogni giorno, non e' una novita', anche perche' fondamentalmente e' l'unico vero centro commerciale della citta' e quindi di tutto il paese. Quello che mi sorprende e' come faccia la gente - in un paese che e' al 25imo posto partendo dal basso nella classifica dei paesi piu' poveri - a spendere cosi' tanti soldi in beni di lusso. Vestiti e roba elettronica al National Department Store costano quanto in Europa, libri e giocattoli anche. I caffe', cappucini e dolci anche di piu'. Chi gli da i soldi al 25imo paese piu' povero del mondo per permettersi tutto questo lusso? Le giovani generazioni sembrano tutte nate con il SUV sotto il culo e Armani sulle spalle. Magari non parlano inglese, forse potrebbero risparmiare 20.000 Turgik per comprarsi un dizionario di inglese piuttosto che 40.000 in un ristorante di lusso, ma qua tutti sono presi dalla frenesia del lusso e dell'apparenza a discapito della sostanza. E il Natale quindi non fa altro che essere un motivo in piu' per spendere e farsi regali che potrebbero farseli in realta' in qualsiasi altro giorno dell'anno. E' il consumismo, la visione capitalistico-consumista di una festa che ormai non ha piu' niente di sacro. E non si puo' certo pretenderlo qui, nel paese di Gengis Khan, delle orde mongole, del buddismo e del confucianesimo, dove fino a neanche 10 anni fa il comunismo russo prima e di stampo cinese poi hanno fatto piazza pulita di qualsiasi altra ideologia o religione che non fosse l'obbedienza al partito. L'apertura alla democrazia dell'ultimo decennio - e quindi l'apertura al libero mercato - ha finalmente spazzato via le residue tradizioni di una citta' che era nata nomade e abitata da lama e buddha viventi fino a meno di un secolo fa. Come si puo' quindi pretendere che questi mongoli vivano lo spirito religioso del Natale? E' solo un'occasione per fare festa. Tra di loro ovviamente. Sono convinto che se anche oggi torno alla pasticceria dove sono solito passare i miei pomeriggi a leggere, scrivere e studiare, nessuno mi augurera' Buon Natale nonostante la scritta "Happy Christmas" sia l'unica parola che conoscano da queste parti e la si vede dappertutto, l'ho trovata persino appesa sopra la tazza di un cesso al Berlin Burger Fast Food. Perche' dovrebbero augurarmi Buon Natale? Cosa gli verrebbe in tasca ad augurarmelo? L'ultimo Natale positivo (o meglio: decente) che ho fatto in Asia fu nel 2005 a Qinhuangdao se non ricordo male e ci fu una meravigliosa festa a casa di uno dei nostri studenti. Un giorno postero'quelle foto e guardo se riesco a ritrovare gli scritti di quella sera. Come passa il tempo....e sembra che ogni anno il Natale in Asia sia destinato a diventare sempre peggio, perlomeno per me: nel 2007 a Kuala Lumpur ero col cantate dei Sil Khannaz, Jayie, con Rudy Karunguni, con il tipo degli Humiliation e diversa altra gente a mangiare a un Mama e a mezzanotte e dieci minuti siam andati tutti verso le nostre abitazioni... nel 2008 ero sempre a Kuala Lumpur e mio fratello si invento' una scusa per non avermi tra le scatole a Yanjiao, periferia di Pechino, rispedendomi in Italia con una scusa stupida. L'anno scorso, sempre in Cina, questa volta a Fuzhou, sempre mio fratello cerco' di farmi arrestare pochi giorni prima delle feste: io comunque ero gia' devastato dalla malaria e il Natale me lo son passato a Hong Kong senza sapere se avessi mai visto il nuovo anno, tra febbre altissima, sudori freddi, dolori muscolari, difficoltà respiratorie e zero lire in tasca. Quest'anno....Ulan Bator da solo. Mah....o vado a trovare l'insegnante svizzera su a.... a.... ? Porca miseria manco mi ricordo in che villaggio abita! Qui le distanze sono cosi' grandi che se uno sbaglia paese, per tornare indietro fino alla capitale, prendere un altro autobus e andare nella direzione giusta ci vogliono 3 giorni....magari entro capodanno azzecco il villaggio giusto per venire a scoprire che lei nel frattempo e' venuta a Ulan Bator a festeggiare.... Comunque il lato positivo e' che il tempo in questi ultimi due giorni sembra migliorato: ieri pomeriggio dietro il Gran Teatro Nazionale ho fatto una passeggiata sotto un sole caldo e un cielo di un azzurro mai visto prima d'ora. Sembrava primavera, non erano piu' di 15 gradi sottozero, e per circa 500 metri ho camminato anche senza giubbotto. Sigaretta in mano, zaino in spalla e via. A godermi quei 5 minuti di caldo quasi primaverile. La gente non credeva ai propri occhi.

Welcome to My Asia

Ed eccoci finalmente qua al tanto sospirato blog. 8 anni in giro per l'Asia: 15 paesi visitati, qualcuno (ben) piu' di una volta, altri solo di passaggio. In molti mi son fermato a lungo, per mesi in attesa di qualcosa o semplicemente a non far un bel niente. Qualcuno amato, qualcun'altro odiato, nessuno dimenticato. Gente, amici, amori, nemici, passioni, delusioni, fratelli, barboni, ragazze, criminali, ex compagni di gioventu' a Prato, doganieri, funzionari, poliziotti, mercanti, prostitute, mariti gelosi, studenti e tutto il fantastico panorama umano che ho trovato in tutte queste migliaia di km tornano qui sulle pagine virtuali del mio piccolo blog. Perche' se e' vero che ho dedicato cosi' tanti anni della mia vita all'Asia, e' anche vero che i ricordi piano piano si sono cancellati, si sono persi in un quaderno lasciato in un'appartamento di Fuzhou o su qualche tovagliolo di un treno in India, lasciati in ricordo a qualche tormentato amore a Kuala Lumpur o bruciati dal mio fratello in qualche parte della Cina. Allora, prima che scompaiano del tutto e' meglio fissarli qui, per rivederli e magari far conoscere ad altri viaggiatori solitari un'Asia vista da un punto di vista strano ed alternativo, quasi mai vincente e spesso sfortunato. Un'Asia che ho amato e tuttora amo - e che allo stesso tempo odio - per la sua diversita', per la sua testardaggine e la sua voglia di diventare sempre piu' moderna fuori e sempre uguale a se stessa dentro. Anni di Asia in cui non ho capito ancora niente e faccio sempre i soliti errori in mezzo a milioni, miliardi di gente che cambiano e fanno sempre i soliti errori a loro volta. Anni di Asia che non bastano a conoscerla ma che soddisfano l'unico desiderio della mia vita che veramente sono riuscito a realizzare: viaggiare, viaggiare per vedere, conoscere, essere libero di amare, odiare, sputare per terra e fumare nei ristoranti senza che nessuno mi dica niente. C'e' tanto amore ma anche tanto odio in questi scritti sopravvissuti che tentero' di riproporre qui. Col tempo ho imparato a vedere l'Asia non piu' con gli occhi di una favola bella ma con l'abitudine di chi sa di visitare un continente difficile, spesso spietato e disperato dove la vita e la morte camminano insieme da sempre. Dove gli amori piu' belli, dolci e semplici sono una tenera carezza in mezzo al sesso vuoto e annoiato delle nuove generazioni. Dove due vecchini sorridenti che vivono dentro un piccolo chiosco sulla strada ti fanno dimenticare l'ex ragazzo geloso che la sera prima ha tentato di ucciderti. 15 paesi, migliaia di Km percorsi in treno, autobus, moto, riscio' e nave sono qui, nel bene e nel male. Welcome to my Asia.