lunedì 20 febbraio 2012

Il cuore freddo dell'Asia

Ed eccoci qua, nuovamente a Ulan Ude, Buriazia, Siberia meridionale.
Due mesi dopo eppure non sembra passato cosi' tanto.
La Mongolia e' ormai un ricordo, la Siberia un presente tutto da scoprire.
Cosa mi rimane della Mongolia? Poco e quel poco ha il sapore amaro di un paese, di un popolo con il quale non sono mai entrato in sintonia neanche per un momento.
I confini spesso non segnano solo la divisione tra un paese e un altro ma separano anche due culture diverse, due popoli completamente diversi seppur simili se visti da lontano.
Non ci potrebbe essere un confine piu' netto come quello tra Mongolia e Siberia, una divisione cosi' forte tra due paesi come solo ho visto, forse, tra Nepal e India.
Di la', la Mongolia con la sua gente cattiva, ostile, maleducata, ignorante, razzista e presuntuosa.
Di qua, la Siberia con la sua gente gentile, dolce, piena di cultura, multietnica e timida.
Si, due mondi diversi. L'unica cosa che li accomuna sono il freddo - siamo nel cuore freddo dell'Asia, le yurte e i tratti mongoli della popolazione.
La Mongolia, il suo territorio, e' come la sua gente: piatto, arido, monotono, terribilmente coperto da uno strato di gelo perenne che nasconde anche le bellezze di un territorio che in estate dovrebbe essere anche bello. Bello come le sue donne, ma ostile arido, freddo come i cuori delle persone.
La Siberia mi accoglie con un paesaggio dolce e gentile fatto di belle valli colorate di giallo e boschi di betulle liberi dalla neve. Siamo a febbraio eppure di qua dal confine la neve e il ghiaccio sono solo una piacevole velatura sui campi e sui monti. E pensare che la Mongolia, la' a pochi chilometri e' completamente ammantata di bianco.
Sull'autobus ieri pomeriggio - un pomeriggio assolato e romantico - era piacevole lasciarsi ipnotizzare da questo bel paesaggio siberiano che assomiglia a tanti posti che gia' conosco e che mi sembrano cosi' lontani: l'Appennino vicino al Passo della Futa, i pianori romagnoli dopo Porretta, la Tracia e la Macedonia tra Salonicco, Xanthi e Alexandroupolis...strani pensieri, eppure mi sembra cosi' familiare nel mischiare ricordi di altri posti che mi porto nel cuore.
La Siberia coi suoi lunghi pomeriggi caldi - siamo a -15 e il sole riscalda piacevolmente - e' scorsa davanti ai miei occhi nel lungo viaggio da Ulan Bator a Ulan Ude...
la poverta' della Mongolia, con i suoi villaggi fatti di niente e case brutte in legno, scheletri in cemento di ecomostri abbandonati, fattorie senza nessuna bellezza, cede il passo alle isbe russe in legno, dai tetti a punta e dai cortili staccionati.
La citta' di Naushki, subito dopo il confine sembra confondersi con le sponde giallastre e marroni della valle sulla quale e' abbarbicata....da lontano sembra solo una macchia indistinta di sporco e rottami di legno ma man mano che l'autobus ci si avvicina ci si accorge che e' solo una impressione: migliaia e migliaia di piccole casine in legno sono incredibilmente affastellate una sopra l'altra, accanto all'altra come un magico puzzle. Ognuna di esse e' un piccolo capolavoro della dolce e romantica architettura russa, un po' barocca e molto affascinante.
Casine in legno con torrette esagonali o finestre lunghe e strette, tetti a spiovente ora aguzzi e ora stondati come covoni di paglia, scalette e stradine ripide che corrono lungo tutto il fianco della valle.
L'autobus passa davanti a deliziose locande e trattorie semplici dalle grandi finestre: si respira un'aria dolce e romantica, timida e silenziosa. Dentro una luce calda illumina ampie stanze arredate con fiori e porcellane, carta da parati che sa di inizio novecento e tende di epoca zarista...c'e' una intensa atmosfera di calore e intimita' in tutto quello che si vede.
I russi sono un popolo timido e un po' chiuso ma non sono ne' cattivi ne' ostili. Sono un popolo che gode in silenzio dell'arte e della cultura, la musica classica e la buona letteratura che la grande Russia zarista ha saputo regalare al mondo.
Al contrario dei mongoli, popolo barbaro e incivile, rozzo, privo di cultura e sottosviluppato moralmente, i russi offrono grande senso di civilta'.
Se la Mongolia rappresenta il passato animalesco dell'umanita' dove i soli valori sono la forza fisica, il razzismo, i rapporti bestiali tra uomo e donna dove tutto e' solo basato sul sesso e la violenza, i russi al contrario sono un popolo spirituale e profondo: chiese ortodosse e piccole cappelle spuntano tra i campi e lungo la bella strada asfaltata, le yurte sono meno presenti ma piu' graziose e belle da vedere che quelle sudice che circondano il centro di Ulan Bator, le macchine rallentano e fanno attraversare la gente mettendosi in condizione di rispettare la vita e l'incolumita' altrui come in Europa.
Si, sono due mondi completamente diversi.
Se la natura riflette il carattere delle persone o le persone riflettono il carattere della natura questo non saprei dirlo: fatto sta che nel cuore freddo dell'Asia la Siberia meridionale di Ulan Ude appare rilassata e meravigliosa nel suo silenzio. I campi gialli con vegetazione assente in Mongolia sono alternati da bei boschi di betulle su basse colline....si, sembra di essere nel Mugello o nella strada che dal Covigliaio scende giu' la Firenzuola, eppure siamo a 15.000 km di distanza.

Cosa rimane della Mongolia? Non so....uno fitto scambio di SMS con Munguu che non spiega come mai l'ultima notte non si e' ne' presentata all'appuntamento ne' fatta sentire via telefono. Un "ti ho amato" che sa di falso e convenzionale. Un senso di razzismo che pervade tutto e offusca qualsiasi libero scambio di opinioni: anche la Buriazia e' merda perche' non e' Mongolia. Le yurte non sono ger, quindi sono merda. Le buriate non sono belle come le Mongole, le donne piu' belle di tutta l'Asia, la natura colorata e varia non e' bella come quella perennemente ghiacciata e monotona della Mongolia. Inutile stare a ragionare di queste cose, chiudo il cellulare e chiudo i miei ricordi della Mongolia.
Adesso sono in Buriazia e mi godo questa bella provincia autonoma e questa citta' che sara' cara assatanata ma e' cosi' solare e moderna nella sua classicita', piena di tanti bei negozi e di tante belle case tradizionali che Ulan Bator neanche se le sogna, coi suoi palazzoni moderni, brutti e squadrati che dovrebbero rappresentare la bellezza e la modernita' ed invece trasmettono solo senso di vuoto e anonimato.

Le statue di ghiaccio di Piazza Sovetov sono bellissime di giorno e uniche di notte, illuminate con luci multicolori poste proprio dentro il ghiaccio purissimo. Le guardo da vicino e mi accorgo di quanti dettagli microscopici e perfetti le adornano. Le guardo dalla mia finestra della guesthouse e la notte mi sembra dolce e intima come una ballata russa.

La grande testa di Lenin sorride bonaria dal centro della piazza. Qui ancora si respira il comunismo: Via Lenin, Via della Rivoluzione, Via Bolscevica...il passato convive tranquillamente con un presente bello ma non troppo moderno, per fortuna.
C'e' ancora spazio per l'umanita' e lo sguardo si solleva nel vedere come ancora i palazzi e le case tradizionali ottocentesche siano l'immagine piu' bella di questa citta'.

Ulan Ude, con le sue strade tutte in salita e in discesa coperte dal ghiaccio dove e' facilissimo scivolare, coi suoi labirintici sottopassaggi pieni di negozi che vendono libri, musica, vestiti e generi alimentari, con la sua popolazione meta' europea e meta' mongola...Ulan Ude con le sue scritte in russo che fortunatamente cominciano ad avere un significato.
Nessuno parla inglese ma i caratteri cirillici finalmente raccontano parole che conosco: Gastinicha (Albergo), Ploshad (Piazza), Ulicha (Via), Teatr, Kino, Apteka, Appetit, Spasibo, Dasvidania.....il mongolo usa i caratteri cirillici ma non viene fuori nessuna parola che abbia un suono, una assonanza, una similarita' con niente di conosciuto: solo suoni stridenti e gutturali di nessuna musicalita'. Qui "Da" e "Niet" sono facili da capire....la anche solo per dire si o no dobbiamo emettere un suono che e' un incrocio tra uno scaracchio e un sibilo ringhioso di gatto che nessuna scrittura del mondo e' capace di trascrivere.
Il russo e' una lingua dolce e bella da sentire, anche facile da imparare....sto gia' parlando un po' di russo rudimentale nei negozi per farmi capire, non e' difficile e mi piace quanto mi piace parlare il cinese.

E qui in questa bella guesthouse dalla sala calda e in penombra, coi muri alti e tappezzati come nell'ottocento, col suo calore e i bei divani morbidi pare portarmi ai tempi di Anna Karenina o di Michele Strogoff, ai tempi di Guerra e Pace o della corte dello Zar....

come e' bella, come e' dolce la Siberia di notte...

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