lunedì 2 gennaio 2012

Il Grande Orso che dorme - Avventure in Transiberiana (pt. 8). Tania sul quindicesimo vagone

Quanto sto per scrivere ha il sapore della favola amara, una favola tanto dolce ed intensa quanto disperata, senza futuro.

Tania, sul quindicesimo vagone c'e' salita a Ekaterinenburg, la notte tra il secondo e il terzo giorno.

Faceva parte di un gruppo di affaristi della Amway, una compagnia americana di non so cosa con filiale in Russia. Il suo gruppo stava andando a Krasnoyarsk ed era composto da una quindicina di persone. C'era Tania, il cui vero nome e' Tatiana, poi Katia (Katiusha), Natasha, un'altra bionda popputa ed altri, tra cui un simpatico tipo che sembrava Adolf Hitler.

Voglio subito dire una cosa per togliermi il pensiero, un certo sassolino nella scarpa. Natasha e Katiusha sono giovanissime, io penso che Katiusha non abbia neanche 18 anni. L'altra, forse, poco piu'.
Bellissime, di una bellezza semplicemente perfetta, il sogno erotico di qualsiasi essere umano messe li' in calzamaglia e maglietta senza reggiseno per tutto il viaggio. Senza dire una parola, senza un sorriso, senza un moto di umanita' che le rendesse simili a qualsiasi altra persona piuttosto che a quel ruolo di belle statuine senza vita che dovevano rappresentare. Forse erano PR, forse semplicemente le solite puttanelle che ogni gruppo di affari porta con se quando va a firmare un contratto con altre compagnie. Premi, facilitazioni, merce di scambio, chissa'.
Non ho molto altro da dire su di loro: non parlavano ma bevevano tanto con risultati deprimenti come al solito. Una bottiglia di birra bastava per farle andare di fuori.
I russi sono strani: si scolano una bottiglia di vodka in pochi secondi senza andare in coma etilico e poi bastano 2 lattine di birra da 66 cl che si trovano nei supermercati per far perdere loro completamente il capo. E bevevano, e bevevano e poi senza dire una parola tornavano a smaltire la sbornia solitaria nelle loro cuccette, attaccate perennemente al cellulare o semplicemente a guardare nel vuoto.

Ieri mattina il mio compagno di viaggio russo che dormiva sotto di me era arrivato a destinazione e quindi in fretta e furia ho trasformato il suo giaciglio in un piu' utile tavolino con sedie, il mio piccolo ufficio. Basta poco: si ribalta il cuscino centrale che diventa un tavolino mentre le sponde laterali del letto tornano ad essere dei comodi seggiolini. Per fortuna nessuno aveva prenotato quel posto e ben presto l'hofatto diventare mio, trasformandolo nel mio ufficio, nel mio meeting point dove ricevo ospiti e faccio colazione, pranzo, cena, scrivo e ascolto musica sul computer, chiacchiero con Stefan che viene sempre a trovarmi. Alla fine era diventato pure la mia alcova.

Ma andiamo per ordine.

Innanzitutto vorrei salutare e ringraziare il mio primo compagno di viaggio, un signore russo di cui non ho mai saputo il nome ne' altro...silenzioso, appartato, gentile. Mi ha aiutato fin dall'inizio a preparare il letto, sistemare le valigie, usare il boiler dell'acqua calda, a fare la spesa alle stazioni che trovavamo lungo la strada. Mi ha offerto cibo e sorrisi. Il tutto senza neanche dirci una parola, solo a gesti.
L'ho sempre visto solo e silenzioso, senza mai legare con nessuno, con lo sguardo sempre triste. Ha fumato una sola sigaretta in 2 giorni e bevuto tantissimo te'.
Alla fine una semplice stretta di mano, un "piacere di averti conosciuto" un po' affrettato e timido e via. Era un brav'uomo.

Per fortuna nella cuccetta dopo la mia c'e' Stefan che parla inglese, un omone grosso con la barba, senza una falange al dito indice della mano destra, missionario di Cristo per aiutare i giovani con problemi di alcol e droga.
Parliamo molto anche perche' e' l'unico che parla inglese.

A Krasnoyarsk e' salito questo gruppo d'affari della Amway, facendo un casino incredibile: i tipici arrivati che pensano di fare i padroni solo perche' sono piu' ricchi e importanti di altri ma poi viaggiano in terza classe come tutti i poveracci. Non e' tutto oro quello che luccica. Hanno stappato una bottiglia di spumante la prima notte per festeggiare non so cosa.
Hanno messo dei palloncini gialli col sorriso ed altri a forma di cuore ad ingombrare il corridoio. Li ha portati Tatiana.

La prima volta che l'ho vista era nella zona fumatori, tra carrozza e carrozza, in calzamaglia e mutande in vista, seno enorme, capelli corti alla francese, chiacchierona fin da subito. Mi ha immediatamente preso di mira fin dalla prima sigaretta. Non parla una parola di inglese ma non riesce mai a tenere la bocca chiusa.
La mattina dopo si e' seduta sul letto davanti al mio tavolino-ufficio mentre stavo facendo colazione con Stefan. Il tempo era veramente bello.

Comincia a chiacchierare, io non avevo nessuna voglia di parlare, troppo triste per via di Katya, ero veramente giu' di morale e nessunissima voglia di proseguire il viaggio. Anzi, se possibile volevo scendere e tornare subito indietro.

Stefan si offre di fare da interprete ed io a monosillabi mi limito giusto a rispondere controvoglia alle sue domande.
Tanya mi incitava ad essere piu' espansivo perche' gli italiani sono piu' chiacchieroni - e meno male che i russi dovrebbero essere riservati! - e per un po' si va avanti cosi', con lei che mi parlava, parlava, parlava ed il povero Stefan a tradurre domande e risposte ed io che volevo solo trovare un po' di pace per scrivere il mio testamento.

Non gli nascondevo il fatto che era una gran rompicoglioni e, davanti a lei, incitavo Stefan, che e' un brav'uomo, ad andarsene via. Senza di lui la conversazione non sarebbe certo proseguita. Nel frattempo anche Katyusha e Natasha si erano avvicinate per osservare, in silenzio, la scena.

Finalmente Stefan torna dalla sua donna, rimaniamo solo io e Tanya che continua a parlarmi ed anzi, ora mi si siede proprio di fronte. Era una bellissima giornata di sole, calda, con un cielo azzurro che illuminava un paesaggio incantato nella sua infinita monotonia, con betulle dai tronchi bianchi e campi a perdita d'occhio. La Siberia in inverno ha un fascino triste ed attraente che cattura piano piano.

E piano piano la conversazione con Tania, seppure a gesti, comincia a farsi vivace, lei curiosissima frugava tra tutte le mie cose, non stava ferma un secondo. Caffe', te', sigaretta, era un vero ciclone che mi stava buttando tutto all'aria il mio povero ufficio. Eppure era simpatica. Stavo cominciando piano piano a lasciarmi catturare dalla sua travolgente simpatia, dalla sua voglia di ridere e di scherzare, col sorriso come quello dei palloncini che aveva portato con se, coi suoi occhi russi color verde grigio un po' tristi che contrastavano con quella sua natura cosi' vivace.

La verita' e' che stavamo cominciando ad innamorarci l'uno dell'altro senza accorgercene, con sguardi muti sempre piu' frequenti, silenzi improvvisi in cui ci fissavamo negli occhi sempre piu' intensamente sentendo solo il nostro respiro, sorrisi che nascevano insieme, una voglia sempre piu' incontrollabile di....di tirare fuori tutti i nostri sentimenti e buttarli li sul tavolo assieme a tutte le altre cose.

Penso che mai prima d'ora abbia mai detto certe mie cose private come ho detto solo a lei: parlavamo in modo cosi' sincero, diretto, come deve essere, come ho fatto con lei. E' stata lei a tirarmele fuori quelle cose, naturalmente, piano piano.
Mi sono sentito a mio agio, godevo anche io di quella splendida giornata di sole assieme a lei. Quel nostro piccolo spazio sotto il mio letto era diventato il nostro mondo, c'eravamo solo io e lei e mi sembrava che tutta la carrozza avesse acquisito improvvisamente una nuova vampata di vita grazie a noi, al casino che facevamo, alle nostre risate, alla sua incredibile voglia di scherzare, ridere, di essere felici.

Spesso uscivamo dal vagone per andare a fumarci una sigaretta ed ogni volta lei mi metteva la coperta di lana addosso, io a lei, a volte una sola per tutti e due, ci scambiavamo le sigarette e boccate di fumo, i primi timidi abbracci per riscaldarci.
E le nostre labbra di avvicinavan sempre di piu'. Ancora addosso mi sento il suo buon profumo. Penso che il primo bacio sia arrivato attorno all'ottava sigaretta, li da soli, io e lei nel freddo che penetrava dappertutto.

E' sempre la solita storia di due persone sole che si incontrano per caso. La sua non e' migliore della mia. Ci sono persone tanto sole nel mondo che cercano solo un sorriso. Qualcuno si porta con se' tanti simpatici palloncini gialli.

Carrozza ristorante. Il sole sta' calando. Ricordo lei che balla davanti a tutti per me, io che cercavo di tapparle la bocca per un po' e farla rimettere a sedere, imbarazzatissimo, le nostre mani sempre unite, i nostri corpi ancor di piu', birra, lei ancora che balla e da' spettacolo, baci furiosi, carne che brucia di desiderio, camerieri che ci guardano ora divertiti, complici, curiosi, ora arrabbiati quando il nostro gioco si spinge troppo oltre. Due o tre volte ci hanno richiamato. Lei che piscia davanti a me tra una carrozza e l'altra, pioggia dorata che cade sui binari ad un passo da me. Il gioco della mattina era diventato aperto desiderio. Abbiamo cercato una cabina vuota, un'anziana controllora ce ne voleva offrire una per una cifra che non possedevamo. Metti in moto il cervello mi diceva Tania, pensa, una soluzione ci deve essere, magari possiamo derubare una vecchia che viaggia sola.

Cammina, cammina tra tira e molla scherzosi, abbracci da tanghi argentini e sguardi di cui ho ancora negli occhi la sua splendida, esangue, bocca semiaperta troviamo finalmente uno scompartimento dalla porta appena socchiusa, nessuno in vista, siamo entrati e ci siamo tolti tutti i vestiti di dosso. Chissa' quanto tempo abbiamo passato, ricordo solo lei appoggiata sul tavolo, schiena contro il finestrino, io che piscio dentro il portacenere ed altri particolari che ho sempre sognato poter fare un giorno con una ragazza. Non ho chiesto, e' stata lei a fare tutto. Mi ha letto dentro i miei desideri.
Quando siamo usciti era gia' molto tardi, nel vagone numero 15 tutti ci guardavano tornare abbracciati, tutti sorridevano, tutti gia' sapevano.
Katia era arrabbiata: "Voglio ucciderti" mi ha detto. Forse me lo meritavo davvero.

Gli amori sono sempre disperati, specie quelli che sai che devono finire ad una certa stazione. Quella stazione si chiamava Krasnoyarsk. E non si capisce mai che direzione prendano, che conseguenze possano portare con se': di sicuro Katia ha troncato qualsiasi conversazione con me da allora in poi e anche Tania deve aver intuito qualcosa quando se ne e' andata a dormire. Non so, ho avuto impressione che che Tania fosse gelosa di Katia, e Katia di Tania. A modo suo Tania e' una ragazza romantica, una dolce, romantica ragazza russa sola che va in giro in calzamaglia e palloncini col sorriso.
Non mi ha detto buonanotte, dopo un po' ho provato a chiamarla e lei si e' girata insultandomi.

Ho fatto finta di dormire, penso che fosse arrabbiata con me o forse era solo un modo suo per finire li quella storia breve, intensa, appassionata ma destinata inevitabilmente a finire alla stazione di Krasnoyarsk. Non so, mi sono girato verso il finestrino facendo finta di dormire.
La Siberia di notte e' ancor piu' malinconica. Volevo piangere, volevo mandarla a fanculo, volevo chiudere li con lei, speravo in un suo gesto, una sua parola, una piccola carezza sulla spalla per dirmi che lei era ancora li, la aspettavo ma sapevo che sarebbe stato solo un sogno, non so piu' neanche io cosa volevo.

Minuti che sembravano ore, rabbia e dolore, gelo, neve, natura, ricordi, sapori, odori, parole, sguardi, sorrisi, i suoi dentini che spuntano dalle labbra turgide, Adolf Hitler e le birre al bar...tutto era gia' pronto per essere inscatolato nel pacco dei ricordi ed infilarlo da qualche parte nella grossa libreria della mia vita.

Un piccolo tocco, una spalla, la mia, che si sposta bruscamente. Un'altro piccolo tocco, dita che si cercano e si scacciano via. Un altro ancora provenire da basso, tra il mio ufficio e il finestrino. Questa volta le dita si cercano per non lasciarsi finalmente mai piu'. Con rabbia, con dolore, con amore, con gioia, con disperazione le nostre mani si uniscono in una morsa sempre piu' stretta.

Nelle ultime 4 ore il mio piccolo ufficio sotto il letto e' diventata la nostra piccola alcova, con la coperta penzolante dal letto sopra a separarci dalle miserie del mondo e allo stesso tempo per essere davanti a tutti, davanti agli occhi e agli orecchi di tutti perche' tutti conoscessero quella bellissima storia d'amore che stava terminando sul 15imo vagone.

Da allora due piccoli palloncini, uno giallo col sorriso ed uno rosso a forma di cuore mi hanno accompagnato fino ad Ulan Ude.

Adesso che sono arrivato al capolinea di questo lunghissimo viaggio, solo adesso mi accorgo di quanto le abbia voluto bene veramente.

Questa e' la storia di Tania, ragazza sul 15imo vagone

3 commenti:

  1. привет Франческо! из Красноярска. Катюша Танюша:)

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  2. Катюша Танюша :-)

    Я буду возвращаться в Россию !!!!!!!

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